Disturbi dell'alimentazione, il rischio è la solitudine

Aumento del 30 per cento dopo il lockdown

L'isolamento e le scarse interazioni sociali dovute al periodo di lockdown imposto dalle autorità sanitarie per contenere la diffusione dell'infezione da Covid-19 hanno contribuito, anche in Italia, a un aumento dei disturbi dell'alimentazione (DA) come anoressia e bulimia nervosa e binge eating disorder (BED).
Neomesia (Gruppo KOS) ha avviato uno studio su 150 pazienti che si propone di definire il ruolo della solitudine nell'insorgenza dei DA. Dai dati preliminari di questa indagine, relativa a 60 pazienti in prevalenza donne, emerge che la solitudine e le scarse relazioni interpersonali rappresentano un fattore di rischio per i disturbi dell'alimentazione come anoressia, bulimia e binge eating disorder. Al vissuto di solitudine, infatti, è associato un maggiore senso di insicurezza e insoddisfazione corporea: ciò induce la persona che si sente sola ed isolata a sentirsi esclusa' dalla vita relazionale per motivi legati alla propria forma fisica.
Patrizia Todisco, responsabile unità di riabilitazione psiconutrizionale per i disturbi dell'alimentazione alla Casa di cura Villa Margherita di Neomesia (Gruppo KOS) e presidente eletto SISDCA - Società Italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare commenta: “Gli esseri umani, da sempre, sono abituati ad interagire socialmente. A causa della necessità di contenere la diffusione della pandemia da Covid19 si sono trovati improvvisamente più soli, o in alcuni casi totalmente soli, con inevitabili conseguenze psicologiche. Tutti e tre i pilastri che definiscono lo stato di salute - benessere fisico, mentale e sociale - sono stati infatti colpiti dalla pandemia. Gli aspetti interpersonali nei disturbi dell'alimentazione sono stati finora meno studiati rispetto a fattori emotivi e cognitivi e possono avere un ruolo predisponente, precipitante e di mantenimento nella psicopatologia alimentare”.
Nei DA diversi fattori psicologici rinforzano le modalità di pensiero e i comportamenti tipici di queste patologie, per esempio il bisogno di controllare cibo e peso in modo rigido ed estremo, le abbuffate e i metodi di compenso, la valutazione di sé estremamente influenzata da cibo e peso.
Continua Patrizia Todisco, responsabile unità di riabilitazione psiconutrizionale per i disturbi dell'alimentazione alla Casa di cura Villa Margherita di Neomesia (Gruppo KOS): “Valutare il vissuto di solitudine, la capacità di provare empatia e di riconoscere, distinguere etichettare e gestire le emozioni proprie e degli altri potrebbe aiutare a capire come modificare i trattamenti esistenti e migliorare la pratica clinica. È fondamentale capire se l'adozione di forme alternative di assistenza, come ad esempio le televisite, possano avere un impatto positivo nell'approccio di cura per questi pazienti”.
Dall'analisi dei dati preliminari sulle conseguenze psicopatologiche del lockdown nei pazienti con disturbi dell'alimentazione emerge come l'isolamento e la necessità di limitare le relazioni interpersonali abbiano portato in Italia ad un incremento del 30% nel numero di casi di disturbi dell'alimentazione, oltre ad un abbassamento dell'età di insorgenza di queste patologie. I ricoveri e le richieste di aiuto tra gli adolescenti sono aumentati significativamente a distanza di 9-12 mesi dall'inizio delle misure restrittive. La pandemia ha inoltre aggravato la sintomatologia e causato ricadute anche in pazienti in remissione a causa dei maggiori livelli di ansia e stress dovuti dall'isolamento sociale e dalla solitudine.

I disturbi dell'alimentazione

Per disturbi dell'alimentazione (DA) si intendono i disturbi persistenti del comportamento alimentare che provocano danni sia alla salute fisica che al funzionamento psicosociale di chi ne soffre. I disturbi dell'alimentazione più conosciuti sono il disturbo dell'alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder), l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa.
Gli studi più recenti suggeriscono di non suddividere i disturbi dell'alimentazione in categorie diagnostiche così definite, ma di parlare di spettro dei disturbi del comportamento alimentare. Si denota infatti un continuum psicopatologico nelle varie manifestazioni cliniche dei disturbi del comportamento alimentare che nel corso della vita possono migrare.
Il trattamento dei disturbi alimentari si basa sulla definizione di un progetto riabilitativo mirato non solo al recupero fisiologico/nutrizionale, che sia volto anche al ripristino delle corrette abitudini alimentari, ma anche ad un intervento riabilitativo psichiatrico che permetta il recupero dal punto di vista sociale, coinvolgendo anche la famiglia.
Il percorso riabilitativo-terapeutico prevede una valutazione e presa in carico multidisciplinare ed integrata, che consente alla persona malata di acquisire la responsabilità del proprio comportamento ed il controllo consapevole del disturbo.

Situazione epidemiologica in Italia

In Italia sono circa 3 milioni le persone che soffrono di Disturbi dell'Alimentazione di cui circa 2,3 milioni sono adolescenti. L'incidenza dell'anoressia nervosa è stimata per il sesso femminile in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, e fra lo 0.02 e 1.4 nuovi casi nel sesso maschile. L'incidenza della bulimia nervosa è stimata in almeno 12 nuovi casi per 100.000 persone, in un anno per il genere femminile e di circa 0.8 nuovi casi per 100.000 persone, in un anno per il genere maschile.
La fascia di età per l'esordio di anoressia e bulimia nervosa è 15-19 anni, con una tendenza negli ultimi anni ad un esordio sempre più precoce. L'esordio precoce rappresenta infatti un problema di primaria importanza poiché la malnutrizione può comportare danni permanenti in quegli organi e tessuti che non hanno ancora completato il loro sviluppo. Per questo i clinici hanno sottolineato, in questi ultimi anni, l'utilità di interventi precoci e della continuità della cura in questa fase cruciale per lo sviluppo della persona.

10/11/2021 09:13:22 Andrea Sperelli


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