Sono 96.400 le morti evitabili nel nostro paese nel 2019, il 63% di tutti i decessi sotto i 75 anni. C'è un divario di genere netto: 60.987 maschi deceduti contro 35.413 donne, e disuguaglianze spiegabili soprattutto con la componente prevenibile, ossia quella maggiormente legata agli stili di vita (per esempio abuso di alcol, maggiore propensione a fumare, non adeguata alimentazione) e ai comportamenti più a rischio (eventi accidentali, attività lavorativa eccetera).
I dati emergono dalla Relazione al Parlamento sullo stato sanitario del Paese 2017-2021, del ministero della Salute. Ciononostante l'Italia è uno dei paesi europei con i tassi di mortalità più bassi. Meglio di noi fanno solo Islanda, Liechtenstein e Svizzera.
La mortalità prevenibile degli uomini - dettaglia la relazione - è quasi tripla rispetto a quella delle donne (14,9 per 10mila abitanti rispetto 5,6 per 10mila abitanti), mentre la mortalità trattabile è molto simile nei due generi (6,8 per 10mila abitanti rispetto a 6,0 per 10mila abitanti). Tali disuguaglianze di genere sono presenti in tutte le regioni: più accentuate in Sardegna e nel Molise, meno evidenti in Emilia-Romagna. Le principali cause prevenibili che determinano questo gap di genere sono, tra le altre, il tumore al polmone e al fegato, e le cardiopatie ischemiche. Negli uomini la principale causa di morte è il tumore al polmone, una patologia prevenibile che ha causato 10.713 decessi, mentre nelle donne il tumore al seno, una patologia trattabile che ha provocato 5.958 decessi.
L'avvento di Covid-19 ha determinato in un solo anno la perdita di 1,3 anni di vita attesa alla nascita per gli uomini (da 81,1 nel 2019 a 79,8 nel 2020) e di 0,9 per le donne (da 85,4 a 84,5).
"L'Italia si colloca tra i primi Paesi nel mondo per longevità . Lo shock pandemico del 2020 ha interrotto il lento e progressivo incremento della sopravvivenza, sebbene fossero emerse moderate eccezioni per il 2015 e il 2017. In particolare, nei tre anni precedenti la pandemia in Italia la vita media attesa alla nascita è aumentata per gli uomini da 80,5 anni nel 2017 a 81,1 nel 2019 e per le donne da 84,9 anni nel 2017 a 85,4 nel 2019", si legge nella Relazione. Ma le differenze sul territorio sono state notevoli. "La riduzione della speranza di vita alla nascita nel primo anno di pandemia è stata più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente -0,7 e -0,5 per gli uomini e -0,8 e -0,5 anni per le donne) e più marcata nel Nord, dove nel 2020 si sono persi, rispetto al 2019, ben 1,8 anni di vita attesa per gli uomini e 1,4 anni per le donne. Il calo ha riguardato tutte le Regioni d'Italia, ma con il picco della Lombardia (-2,5 anni tra i maschi e -1,9 anni tra le femmine) e riduzioni molto più contenute in Basilicata e Calabria tra -0,1 e -0,3 anni. Le stime provvisorie per il 2021 evidenziano però un accenno di ripresa".
Su base nazionale, la vita media attesa per un uomo è ora di 80,1 anni, per le donne di 84,7 anni. C'è un recupero di 0,3 fra gli uomini e di 0,2 fra le donne grazie soprattutto alla campagna vaccinale, nonostante il protrarsi della pandemia per effetto delle varianti.
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