Non è vero che solo gli uomini accumulano grasso sull'addome. Anche le donne con gli anni mettono su la cosiddetta “pancetta”, accumulo di adipe dovuto soprattutto a questioni ormonali.
«L'attività delle ovaie normalmente è dedicata a due funzioni principali: produrre ovociti e ormoni, in particolare estrogeni e progesterone», spiega Annamaria Colao, presidente eletto della Società italiana di endocrinologia e neuroendocrinologa dell'Università Federico II di Napoli. «Gli estrogeni hanno anche un'azione sul metabolismo dei grassi, servono cioè a ridurne l'accumulo, perché possano essere utilizzati come energia. L'arrivo della menopausa fa cessare l'attività delle ovaie e provoca quindi un calo drastico degli ormoni femminili nel corpo».
Il calo degli ormoni femminili pregiudica la capacità dell'organismo femminile di respingere l'accumulo dei grassi a livello dell'addome. Ma per quale motivo questo avviene? «Ci sono cellule adipose che sono metabolicamente attive, in grado cioè di produrre (in parte) gli estrogeni che vengono a mancare», chiarisce Elena Dogliotti, biologa nutrizionista, e supervisore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi. «Queste cellule adipose sono proprio quelle che si formano nella cavità addominale e che si localizzano dentro e attorno a organi (fegato, cuore, pancreas), vasi sanguigni e muscoli. Ecco allora che, per compensare la perdita di estrogeni, quando si ingrassa, l'organismo di una donna in menopausa privilegerà la produzione di cellule adipose localizzate nel girovita, peccato però che queste cellule abbiano anche altre caratteristiche, decisamente dannose. Il loro accumulo infatti induce nel metabolismo (l'insieme di reazioni chimiche vitali per l'organismo, tra cui la trasformazione dei nutrienti in energia) un cambiamento che porterà a una ridotta capacità di sfruttare i grassi: il primo gradino verso una minore possibilità di bruciare anche gli zuccheri. Un circolo vizioso che porta molte donne a ingrassare più facilmente, e a farlo in modo localizzato sul girovita, anche quando in gioventù vantavano la classica pancia piatta».
Tuttavia, l'aumento del peso colpirà alcune donne più di altre. «L'incremento del peso sarà molto minore in chi è meno predisposto geneticamente a mettere su chili e maggiore in chi ha la tendenza a ingrassare in generale», specifica Dogliotti. «Per molte, comunque, si tratterà di un aumento localizzato all'addome».
Per questo intorno ai 45 anni ciò che si mangia ha conseguenze quasi immediate sulla linea, tendenza che si consolida negli anni. Un problema non solo estetico, ma che riguarda anche la salute complessiva della persona. «La massa che si accumula a livello viscerale continua a interagire in modo sfavorevole con l'organismo e a produrre molecole pro-infiammatorie. Un processo che, tra l'altro, tende a peggiorare, se non si corre subito ai ripari», conferma Dogliotti. «Ecco perché, caduta la protezione degli ormoni, la donna risulta più esposta al rischio di alcune malattie, in particolare quelle osteoarticolari (come l'osteoporosi) e quelle cardiovascolari (come l'ipertensione, l'ictus e l'infarto miocardico), arrivando quindi, dopo i 60 anni, a raggiungere un rischio pari a quello dei maschi».
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