Lo sport fa bene anche al microbiota intestinale. Lo dice una nuova ricerca pubblicata su Exercise and Sport Sciences Reviews da un team dell'Università degli Studi di Napoli Parthenope guidato da Vincenzo Monda, che spiega: «Non è ancora chiaro come questo accada, ma sono state formulate diverse teorie che saranno da approfondire con altre ricerche. Una delle teorie è che l'esercizio fisico modifichi la produzione di acido lattico nel lume intestinale che potrebbe servire come carburante per alcune specie batteriche nostre “alleateâ€. Si pensa anche che il movimento cambi i livelli di alcuni ormoni e la vascolarizzazione gastrointestinale. Un più efficiente flusso sanguigno verso l'intestino porta a un maggior nutrimento dell'intestino stesso che favorisce, a sua volta, un miglioramento del tono dell'umore, della qualità del sistema nervoso, della gestione dello stress, dell'ansia e del sonno, tutti possibili nemici del microbiota».
Ma lo sport potrebbe anche apportare modifiche al sistema immunitario grazie all'aumento di comunità batteriche che, attraverso la fermentazione, producono acidi grassi a catena corta come il butirrato. «Diversamente dagli altri grassi, il butirrato viene assorbito senza necessità di legarsi ad alcuna molecola», chiarisce l'esperto. «Passa subito la barriera intestinale e diventa il carburante principale delle cellule “locali†il cui ruolo è fondamentale: fungere da barriera, così da contrastare l'infiammazione che è alla base di molte patologie cronico-degenerative come obesità e diabete, e rafforzare le nostre difese immunitarie. Insomma, i benefici del movimento sembrano dipendere dalla crescita delle modifiche dell'ambiente in cui il microbiota vive. Queste modificazioni migliorano il microbiota e agevolano la variabilità del suo microbioma, l'insieme dell'intero corredo genetico dei microbi».
Ora i ricercatori cercheranno di capire in che modo i diversi esercizi alterino la comunità microbica e come i cambiamenti possano essere diversi a seconda dell'indice di massa corporea del soggetto.
«Per ora è stato dimostrato con più certezza che lo sport moderato di 30-60 minuti favorisce la qualità del microbioma. Quindi è consigliabile muoversi un'ora tutti i giorni: lo stress ossidativo è inferiore rispetto a quando ci si allena quattro ore in una volta sola a settimana o tre ogni giorno», conclude l'esperto.
Il microbiota, considerato un vero e proprio organo, è costituito da centomila miliardi di batteri, virus, funghi che nel nostro intestino si contendono spazio e cibo. «La maggior parte è utile nel nutrire le cellule, producendo nutrienti e vitamine da sostanze altrimenti non digeribili, prevenire la colonizzazione di virus e batteri nocivi, rafforzare le difese del sistema immunitario influenzando l'entità dell'infiammazione, regolare il metabolismo dei grassi. Un microbiota alterato si associa a una maggiore presenza di obesità , malattie cardiometaboliche e autoimmuni. Per aiutare a farlo prosperare in modo sano è d'aiuto un'alimentazione varia con più di 30 alimenti vegetali diversi a settimana. Oltre a verdura e frutta, a tavola non devono mancare cereali integrali, grani antichi come miglio e grano saraceno, legumi non decorticati, frutta secca e molta acqua. Le fibre di questi alimenti sono il cibo preferito dei nostri batteri “amiciâ€, salvo diverse indicazioni di uno specialista. L'alimentazione da sola non basta. Si è visto, infatti, che chi cambia la dieta migliora più lentamente rispetto a chi, a parità di dieta, aggiunge una sessione di sport giornaliero. Anche evitare gli abusi di farmaci con le cure fai da te e il fumo sono fattori che possono avere un effetto positivo sul microbiota. In quanto tempo si percepiscono i cambiamenti? Se si parte da una situazione microbica non ottimale, bastano 7-10 giorni», conclude Monda.
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