Chi nasce prematuramente viene in genere seguito fino al compimento dei 3 anni per valutarne approfonditamente lo sviluppo. Secondo la Società italiana di neonatologia, invece, si dovrebbe procedere a un'estensione dell'indicazione fino ai 6 anni.
"La prematurità - si legge in una nota Sin - può essere una malattia cronica che può manifestarsi nel tempo in modo tanto più grave quanto più la nascita è stata precoce. Per questi motivi il rapporto clinico e il sostegno alla famiglia del neonato pretermine non possono finire al momento della dimissione, ma devono necessariamente continuare nel tempo. La Sin ha avviato da anni un percorso per promuovere i servizi di follow-up neonatale e garantire una adeguata assistenza anche dopo la dimissione, attraverso programmi mirati alla precoce identificazione delle anomalie di sviluppo e all'attuazione di interventi precoci individualizzati, con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita dei bambini e delle loro famiglie".
La complessità dei neonati dimessi dalle terapie intensive "rende sempre più necessari servizi di follow-up multidisciplinari, integrati con i servizi di neuropsichiatria infantile e con i pediatri di famiglia. La prevalenza di problematiche cliniche e neuropsichiatriche a esordio precoce risultano infatti aumentate, in particolare i disturbi del neurosviluppo che rappresentano una quota rilevante in termini di incidenza e di possibile impatto sulla qualità della vita futura", prosegue la Sin.
Dall'analisi sui servizi di follow up in Italia “è emersa la necessità di potenziare la rete multidisciplinare che si fa carico dell'assistenza ai neonati pretermine sul lungo periodo, dedicando adeguate risorse. Ad oggi, soprattutto per la mancanza di risorse umane e professionali, sono ancora pochi i servizi che riescono ad effettuare il follow-up fino all'ingresso del bambino a scuola, come sarebbe invece auspicabile".
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