Non è soltanto questione di geni. Il segreto della longevità interessa milioni di persone e migliaia di ricercatori in tutto il mondo, tutti alla ricerca della chiave di volta che permetta loro di arrivare a questa sorta di Sacro Graal.
Il divulgatore scientifico Dan Buettner ha pensato di osservare gli aspetti in comune delle popolazioni più longeve della Terra.
Le zone ad alta densità di centenari o ultracentenari vengono definite zone blu e sono in tutto 5. Una di queste è in Italia, la provincia di Nuoro. Poi c'è l'isola di Okinawa, in Giappone, e quella di Ikaria in Grecia, la penisola di Nicoyan in Costa Rica e la città di Loma Linda in California.
Con l'aiuto di medici, epidemiologi e antropologi, Buettner ha analizzato le popolazioni locali, scovando 9 punti in comune:
1) Le persone si spostano in maniera naturale. «Non si allenano, non corrono maratone e non si iscrivono in palestra. Vivono invece in ambienti che li spingono costantemente a muoversi senza pensarci. Coltivano orti e non hanno comodità meccaniche per i lavori in casa e in giardino», scrive Buettner. Le persone delle zone blu passano molto tempo all'aperto e in ambienti poco inquinati.
2) La loro vita ha un senso preciso. «Gli okinawani lo chiamano “Ikigai” e gli abitanti di Nicoyan “plan de vida”; per entrambi si traduce in “perché mi sveglio la mattina”. Conoscere il senso della propria esistenza vale fino a sette anni in più di aspettativa di vita», secondo Buettner.
3) Conoscono il momento di fermarsi. «Anche le persone che si trovano nelle zone blu soffrono di stress. Lo stress porta all'infiammazione cronica, associata a tutte le principali malattie legate all'età. Ciò che le persone più longeve del mondo hanno rispetto a noi sono le routine per eliminare lo stress». Per nessuno di loro il lavoro costituisce un elemento di stress.
4) Mangiano poco. Buettner traduce questo aspetto con l'espressione “la regola dell'80%”, ovvero smettere di mangiare quando si è sazi all'80%. «Lo scarto del 20% tra l'assenza di fame e la sensazione di sazietà può fare la differenza tra perdere peso o aumentarlo. Le persone che si trovano nelle zone blu consumano il pasto più piccolo nel tardo pomeriggio o nella prima serata e poi non mangiano più per il resto della giornata». Il pranzo è il pasto più importante. La maggior parte delle calorie va consumata nella prima parte della giornata, assecondando i ritmi circadiani. In questo modo, l'organismo metabolizza meglio le calorie, evitando l'accumulo di grassi e i picchi di zucchero.
5) Consumano molti legumi. Gli abitanti delle zone blu seguono una dieta semivegetariana ricca di legumi. «Il 95% delle calorie proviene da vegetali e solo il 5% da prodotti animali», spiega Buettner. «I fagioli, compresi le fave, la soia e le lenticchie, sono la pietra miliare della maggior parte delle diete dei centenari. La carne, soprattutto quella di maiale, viene consumata in media solo cinque volte al mese». C'è inoltre un consumo elevato di frutta secca.
6) Consumano poco alcol e non fumano. «Gli abitanti di tutte le zone blu bevono alcolici con moderazione e regolarità. I bevitori moderati sopravvivono ai non bevitori. Il trucco è bere 1-2 bicchieri al giorno (preferibilmente di vino Cannonau sardo), con gli amici e/o con il cibo. E no, non si può risparmiare per tutta la settimana e bere 14 bicchieri il sabato», scrive Buettner.
7) Sono uomini e donne di fede. «La confessione non sembra avere importanza. Le ricerche dimostrano che frequentare i servizi religiosi quattro volte al mese aggiunge 4-14 anni di aspettativa di vita», spiega Buettner.
8) Le loro relazioni affettive sono positive. «I centenari nelle zone blu mettono la famiglia al primo posto. Ciò significa mantenere i genitori e i nonni anziani nelle vicinanze o in casa (questo riduce anche i tassi di malattia e di mortalità dei bambini in casa). Si impegnano con un partner (cosa che può aggiungere fino a 3 anni di aspettativa di vita) e investono nei loro figli con tempo e amore», afferma Buettner.
9) Le comunità in cui vivono spingono a comportamenti sani. «Le persone più longeve al mondo hanno scelto, o sono nate, in circoli sociali che sostengono comportamenti sani; gli abitanti di Okinawa creano “moais”, gruppi di cinque amici che si impegnano l'uno con l'altro per tutta la vita».
Ovviamente il ruolo della genetica è fondamentale, ma anche chi ha geni ordinari può raggiungere serenamente i 90 e più anni se adotta stili di vita simili a quelli delle persone delle zone blu. «Secondo alcune ricerche - spiega Buettner - la genetica incide per circa il 25% sulla durata della vita di una persona, mentre la dieta, l'ambiente, l'esercizio fisico e altri fattori legati allo stile di vita costituiscono il resto. Gli studi dimostrano che anche se si inizia a migliorare la propria dieta solo dopo la mezza età, si può comunque aggiungere un decennio o più alla propria aspettativa di vita».
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