La prima volta non si scorda mai, soprattutto se si tratta di un intervento di chirurgia e medicina estetica eseguito con superficialità e senza le corrette informazioni. Rimediare a un primo risultato non soddisfacente è infatti una pratica complessa, costosa, con un maggior tasso di complicanze e non sempre è possibile trovare una soluzione.
Il numero di interventi estetici secondari è difficile da calcolare e varia a seconda del tipo di intervento: in rinoplastica si stima che i casi da rioperare oscillino tra il 5 e il 15%, secondo uno studio scientifico del 2021 pubblicato su Plastic Surgery. Gli ultimi dati italiani sono del 2013 e attestano il numero di operazioni secondarie al 16% del totale (dati Aicpe).
“Quando si decide di sottoporsi a un intervento di medicina o chirurgia estetica, bisogna sempre considerare con attenzione le conseguenze che una scelta avventata potrebbe avere: a volte ci si basa solo sul prezzo basso o sull'esperienza positiva di un conoscente, senza approfondire altri aspetti essenziali per essere certi di affidarsi a buone mani. Una prima operazione sbagliata non può essere sempre corretta o riparata e, nella migliore delle ipotesi, richiederà un secondo intervento con rischi maggiori del primoâ€, spiega il professor Raffaele Rauso, chirurgo plastico vicepresidente di Fime (Federazione Italiana Medici Estetici), già professore all'Università Vanvitelli di Napoli.
Sono due i motivi principali per cui un paziente torna in sala operatoria: non è soddisfatto del risultato estetico ottenuto - e questo succede anche anni dopo l'intervento, se non è stato lungimirante o ben consigliato - oppure deve rimediare a danni estetici o funzionali causati dalla prima operazione. In entrambi i casi, la chirurgia secondaria è complicata e non sempre porta al risultato sperato. “La possibilità che un'operazione estetica non soddisfi le aspettative del paziente o che insorga qualche complicanza imprevedibile che rende necessario sottoporsi a un nuovo ritocco non può mai essere esclusa del tutto, ma può essere decisamente ridotta prevedendo alcune accortezzeâ€, spiega il prof. Rauso.
Ecco un vademecum per evitare di tornare, una seconda volta, in sala operatoria.
1) Una scelta consapevole. Prima di affidarsi a un medico, bisogna verificare che sia qualificato per eseguire un certo intervento e che la struttura a cui si appoggia sia valida. “Molti si basano sul passaparola o sull'esperienza di amici e parenti, ma la scelta del professionista merita qualche indagine in più, per avere la certezza di essere in buone mani - afferma il prof. Rauso -. Per questo si può consultare il portale FnomCeo dove sono registrati tutti i dottori con le loro qualifiche professionali. Questo vale non solo per gli interventi di chirurgia estetica, ma anche per quelli di medicina: anche se si fa “solo una punturina†si possono rischiare conseguenze serie, non sempre reversibili, che richiedono la sala operatoria per essere risolte. Oltre a un importante esborso di denaro.
2) Essere informati sui rischi. Il professionista a cui ci si rivolge deve informare il paziente del risultato che potrà realisticamente raggiungere, di rischi e di possibili complicazioni. “Spesso la delusione del paziente non è la conseguenza di incapacità tecnica o di errori chirurgici, quanto di un fraintendimento tra il risultato sperato e quello possibile. Per questo trovare un medico che ascolti attentamente le esigenze del paziente e che lo informi sui risultati che potrà ottenere, ma anche su cicatrici e post-operatorio, è fondamentaleâ€, afferma il professor Rauso.
3) Prevenire i pentimenti tardivi. Un intervento chirurgico estetico non è come una borsa o un vestito, che vanno di moda per un paio di stagioni e poi si possono sostituire: un nuovo naso o una protesi al seno sono definitivi, quindi bisogna operarsi se, alla base, c'è una reale esigenza di cambiamento e non un capriccio momentaneo. Il ruolo del chirurgo in questo è fondamentale per prevenire i “pentiti tardiviâ€, persone che in un primo momento sono soddisfatte del risultato ottenuto ma che, con il passare degli anni, si rendono conto che il ritocco non è più adatto a loro. “Un bravo medico sa dire di no a richieste dettate da mode passeggere, guardando anche al prossimo futuro - spiega il professor Rauso -. Da sempre noi chirurghi plastici riceviamo in studio persone che seguono il trend estetico del momento, anche se negli ultimi anni il fenomeno è in aumento a causa dei social, dove spopolano visi e corpi che sono considerati piacevoli oggi ma che, tra qualche anno, non lo saranno più. Oggi, ad esempio, sono molto richieste le rinoplastiche “Barbie noseâ€: era già successo negli anni '80-'90 con i nasi all'insù che abbiamo poi dovuto correggere anni dopo. Un altro trend è quello delle protesi al seno eccessivamente grandi, sproporzionate e dannose per la schiena, che tra poco le pazienti vorranno sostituire o eliminareâ€.
4) I guai della seconda volta. Riparare a qualcosa che è andato storto la prima volta non solo non è semplice, ma in qualche caso non è nemmeno possibile. “Il tasso di complicanze aumenta, il paziente è sfiduciato e demotivato e si trova ad affrontare un intervento dagli esiti incerti - afferma il professore -. Anche dal punto di vista economico e legale le cose si complicano: si può raggiungere un accordo con il medico che ha operato la prima volta per un reintervento, ma spesso capita che il paziente non si fidi e preferisca rivolgersi altrove, pagando una nuova operazione che sarà più complessa della prima. Sempre che trovi qualcuno disposto a prendersi la responsabilità di un reintervento. Per questo è importante fare il possibile per scegliere bene la prima volta: informarsi, consultare più di un professionista, e raccogliere tutte le informazioni utiliâ€.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
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