Il nostro rapporto con il tempo è diventato complicato in seguito al lockdown. Lo rivela uno studio pubblicato su Plos One da un team della University of Aberdeen coordinato da Daria Pawlak e Arash Sahraie.
La ricerca ha preso spunto da diverse segnalazioni cliniche secondo cui i pazienti sembrano meno in grado di riferire una cronologia accurata delle proprie condizioni mediche.
Gli scienziati scozzesi hanno coinvolto 277 persone cui hanno chiesto di indicare l'anno in cui si sono verificati alcuni eventi recenti di rilievo, ad esempio la data di conclusione della Brexit o l'ingresso di Meghan Markle nella famiglia reale britannica.
I volontari hanno completato valutazioni standard su noia, depressione, resilienza e altri aspetti della salute mentale. Com'era lecito attendersi, più vecchio era l'evento da ricordare peggiore era il ricordo che se ne aveva. L'aspetto curioso è, però, che la percezione degli eventi del 2021 era altrettanto imprecisa rispetto a quella degli eventi di 3 o 4 anni prima. In altre parole, molti partecipanti hanno avuto difficoltà a ricordare eventi che coincidevano con il lockdown.
Inoltre, i partecipanti che hanno commesso il numero maggiore di errori nella ricostruzione degli eventi passati erano anche quelli con livelli maggiori di ansia e depressione.
Secondo gli autori, per ricordare bene un evento c'è bisogno di un “ancoraggio”, ad esempio come succede per i compleanni o le vacanze, un meccanismo che si è allentato durante il lockdown, nel corso del quale invece le giornate si susseguivano sempre uguali.
"Il nostro studio - scrivono gli autori - evidenzia un'alterazione del paesaggio temporale durante la pandemia. Le limitazioni imposte durante la pandemia hanno impoverito il nostro paesaggio temporale, influenzando la percezione del tempo degli eventi. Possiamo ricordare che sono accaduti, ma non ricordiamo quando".
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
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