Uno studio apparso su Jama Neurology identifica 15 fattori di rischio modificabili per la demenza a esordio giovanile. Fra quelli più frequenti ci sono l'abuso di alcol, l'ipoacusia, la provenienza da contesti socioeconomici svantaggiati e la solitudine.
«La demenza a esordio giovanile (YOD) può avere gravi conseguenze, in quanto le persone colpite sono ancora in età lavorativa, hanno figli e una vita intensa. E nonostante si stimino in circa 370.000 all'anno i casi incidenti di YOD a livello globale, le informazioni sui fattori di rischio modificabili sono scarse», esordisce Sebastian Köhler, professore associato al Dipartimento di psichiatria e neuropsicologia dell'Università di Maastricht.
I ricercatori hanno utilizzato i dati della UK Biobank per esaminare eventuali cause associate all'aumento di casi di demenza a esordio giovanile. «I 356.052 partecipanti, età media 54 anni, 55,3% donne, non avevano diagnosi di demenza al momento della valutazione iniziale», scrivono gli autori.
Nel corso del follow up sono stati osservati 485 nuovi casi di YOD con un'incidenza di 16,8 per 100.000 anni-persona. Sono stati identificati 39 potenziali fattori di rischio, poi ridotti a 15 con l'analisi statistica dell'associazione tra fattori di rischio e incidenza di YOD.
Fra questi il livello di istruzione basso, lo status socioeconomico svantaggiato, la presenza di 2 alleli epsilon4 dell'apolipoproteina, l'abuso di alcolici, l'isolamento sociale, la carenza di vitamina D, la minore forza di presa, i disturbi dell'udito, l'ipotensione ortostatica, l'ictus, il diabete, le malattie cardiache e la depressione.
David Llewellyn, coautore dello studio e professore di epidemiologia clinica all'Università di Exeter, commenta: «Questo studio, il più vasto e approfondito mai condotto nel suo genere, delinea per la prima volta la possibilità di ridurre il rischio di YOD prendendo di mira una serie di fattori diversi».
Fonte: JAMA Neurology 2023. Doi: 10.1001/jamaneurol.2023.4929
Jama Neurology
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