Ci sono persone che pur impegnandosi in uno stile di vita quanto possibile corretto finiscono per diventare obesi. Uno studio di ricercatori del Vanderbilt University Medical Center di Nashville pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra infatti come i geni influiscano sulle possibilità di diventare obesi in maniera determinante anche in soggetti fisicamente attivi.
I ricercatori hanno analizzato il numero di passi e i dati genetici provenienti da un set già esistente della popolazione degli Stati Uniti. Per calcolare il rischio genetico legato all'obesità è stato utilizzato un precedente studio sull'intero genoma chiamato AoURP che ha individuato alcuni geni implicati nel rischio di obesità e che è servito a creare quartili di punteggio di rischio (in sigla, PRS) per 3.100 adulti con età media di 53 anni di origine europea che non erano obesi all'inizio dello studio.
In media, i soggetti hanno compiuto 8.300 passi al giorno e sono stati seguiti per una media di 5,4 anni, nel corso dei quali l'obesità si è sviluppata nel 13% dei casi nel quartile PRS più basso e nel 43% nel quartile più alto.
È così emerso che un paziente con predisposizione all'obesità ha bisogno di fare 3.000-4.000 passi aggiuntivi al giorno per ridurre il suo rischio allo stesso livello di una persona geneticamente non predisposta alla malattia.
Lo studio presenta dei limiti, fra i quali il non aver considerato il tipo di alimentazione del campione preso in esame, ma comunque fa riflettere sui meccanismi dell'obesità e sul ruolo della genetica nella sua insorgenza.
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