Il passaggio alla variante Clade I ha posto le basi per la dichiarazione di emergenza globale relativa al virus Mpox, più noto come vaiolo delle scimmie. La decisione è stata presa dal Comitato di emergenza dell'Organizzazione mondiale della sanità, che si è riunito dopo che l'Africa Centres for Disease Control and Prevention aveva assunto la stessa posizione riguardo al continente africano.
È arrivata poi la comunicazione dell'Agenzia svedese per la sanità pubblica, che ha annunciato il primo caso al di fuori dell'Africa della variante Clade I del virus, la forma più aggressiva e letale di Mpox.
«Ed è probabile che nei prossimi giorni e settimane si verifichino altri casi importati di questa variante nella regione europea», ha dichiarato l'Oms.
Il dott. Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico all'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma, ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: «Il virus Mpox è un poxvirus, simile - ma molto meno grave - a quello che provoca il vaiolo nell'uomo, malattia endemica fino agli anni Settanta anche in Italia, poi eradicata a livello globale grazie alle vaccinazioni. Il contagio del virus Mpox avviene principalmente attraverso il contatto stretto con cute e mucose infette, quindi soprattutto durante i rapporti sessuali ma anche tramite il contatto di materiale contaminato (per esempio: vestiti, lenzuola, asciugamani) con le lesioni cutanee infette. Recenti studi, condotti nel laboratorio di Virologia dell'Istituto Spallanzani, hanno dimostrato che, anche se il virus è contenuto nello sperma in forma replicante, la principale modalità di trasmissione, più che attraverso il liquido seminale, risulta essere il contatto stretto pelle contro pelle, durante i rapporti sessuali».
Quali sono i sintomi del «vaiolo delle scimmie»?
«Dopo alcuni giorni dal contagio, di solito un tempo variabile dai 6 ai 14 giorni, la malattia si manifesta con sintomi generali quali febbre, cefalea, stanchezza, dolori muscolari, linfonodi ingrossati, e soprattutto con una tipica eruzione sulla cute che può presentare da poche a numerosissime lesioni cutanee, spesso localizzate nelle zone genitali o intorno all'ano, come espressione di stretti contatti di tipo sessuale. Queste lesioni cutanee hanno un'evoluzione caratteristica: la lesione diventa vescicola, poi diventa crosta, poi si apre. In misura minore - riferisce l'esperto - possono essere interessate le mucose del cavo orale, la zona del canale anorettale (proctite), e, più raramente, la congiuntiva dell'occhio. Raro il coinvolgimento degli organi interni, che si osservano in genere nelle persone immunodepresse».
«Si conoscono due tipi di virus, denominati clade I e clade II, entrambi africani - chiarisce il dottor Antinori - . Il clade I, diffuso soprattutto in Africa centrale, nella Repubblica Democratica del Congo, dove la malattia è endemica e si trasmette dall'animale (in genere roditori che “ospitano” il virus) all'uomo e, in questi focolai più recenti, da uomo a uomo, ed è questo il problema - sottolinea l'esperto -. L'altro tipo di virus, il clade II, diffuso soprattutto in Africa occidentale, prevalentemente in Nigeria, è in grado di trasmettersi in modo efficiente da uomo a uomo, ed è quello che ha generato l'epidemia globale tra il 2022 e il 2023, provocando circa 100 mila casi, in gran parte attraverso i rapporti sessuali tra uomini. Tuttavia, la letalità del clade II è bassa (0.2% con circa 200 morti nel mondo, in Italia nessun morto a fronte di poco più di un migliaio di casi). La malattia, non grave nella maggior parte dei casi, può avere però conseguenze più serie in persone immunodepresse come chi vive con l'HIV, le donne in gravidanza, i bambini».
La decisione dell'Oms arriva sulla base degli ultimi dati a disposizione, che testimoniano ad esempio la presenza di un focolaio esteso nella Repubblica Democratica del Congo. Dall'inizio dell'anno sono 14.000 i casi segnalati, con oltre 500 morti, oltre il doppio di quelli osservati in tutto il pianeta durante l'epidemia da clade II 2022-2023.
Un articolo pubblicato su Nature Medicine segnala le caratteristiche peculiari di questa forma del virus. Clade I ha una delezione - cioè un tratto del Dna virale che manca rispetto alla sequenza originaria -, alterazione che comporta l'acquisizione di nuovi caratteri che modificano l'epidemiologia del virus.
«La trasmissione interumana oggi in Congo - spiega l'infettivologo dell'Istituto Spallanzani - è infatti molto più efficiente di quanto non sia stato finora con il vecchio clade I, e il contagio interessa prevalentemente le persone giovani adulte, avvenendo soprattutto attraverso i rapporti sessuali».
«Finora il clade I centroafricano di Mpox virus si caratterizzava per il passaggio dall'animale all'uomo e per piccoli focolai di trasmissione interumana - prosegue Antinori - . Il nuovo virus, che è stato denominato clade Ib in contrapposizione al clade originario dell'Africa Centrale, sembra in grado di essere trasmesso in modo più efficiente da uomo a uomo, attraverso i rapporti sessuali, nella popolazione giovane adulta sessualmente attiva. Questo nuovo clade Ib si comporta in modo simile al clade II dell'epidemia globale del 2022-2023, diffondendosi rapidamente, ma rispetto a quel virus ha una letalità oltre dieci volte superiore. Da qui la preoccupazione dell'Oms, anche perché il focolaio è esteso e interessa altre aree del Congo dove prima non era presente e si sta diffondendo anche in Stati limitrofi come Uganda, Kenia, Burundi, Ruanda, in cui la malattia non era precedentemente endemica».
Non esiste un vaccino specifico contro Mpox, ma si utilizzano quelli per il vaiolo umano, basati su un virus non replicante. Sebbene ideato per un virus diverso, il vaccino mostra efficacia ed è particolarmente indicato per le persone a rischio.
Chi ha fatto in passato il vaccino contro il vaiolo è protetto?
«La pregressa vaccinazione antivaiolosa non conferisce un'immunità sicura contro il virus Mpox, quindi chi è stato vaccinato ma è a rischio deve comunque vaccinarsi - chiarisce l'esperto -. Al momento, in base al protocollo adottato in Italia, chi ha già avuto una vaccinazione antivaiolosa può ricevere solo una dose di vaccino, mentre chi non è stato vaccinato in passato deve fare due dosi a distanza di un mese. Il vaccino è immunogeno, protettivo e sicuro, e ha contribuito in modo sostanziale allo spegnersi dell'epidemia del 2022-2023. Per questo, l'OMS in questi giorni ha rivolto un invito ai produttori dei vaccini contro Mpox virus a esprimere una manifestazione di interesse, per avere i loro prodotti valutati secondo conformità e autorizzati dall'OMS stessa per l'uso in emergenza in Paesi, come quelli africani, in cui il loro utilizzo è ancora molto limitato; si spera che campagne vaccinali mirate e strategiche, basate sulla vaccinazione preventiva e su quella post-esposizione al virus, possano circoscrivere la diffusione dell'epidemia», conclude Antinori.
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