Uno studio pubblicato su Hypertension mostra l'effetto del caffè sulla pressione arteriosa, escludendone un effetto a lungo termine come molti invece temevano.
La caffeina ha l'effetto di alzare i livelli pressori, ma questo effetto è transitorio e di fatto innocuo.
I soggetti partecipanti, 1.400 in tutto, sono stati suddivisi in base al consumo di caffè autoriferito: nessuno, moderato (1-2 tazze) o elevato (3 tazze).
Per ogni soggetto sono stati raccolti i valori pressori in ufficio, a casa, nell'ambulatorio del medico e con il monitoraggio delle 24 ore (il cosiddetto Holter), sia all'inizio dello studio sia dopo 10 anni.
«Sono emersi tre risultati inediti», commenta Roberto Pedretti, professore associato all'Università di Milano Bicocca, direttore del Dipartimento Cardiovascolare all'Irccs MultiMedica di Sesto San Giovanni. «Il primo è che la pressione arteriosa misurata nell'ambulatorio del medico, sia all'inizio sia al termine dello studio era leggermente più bassa nella sua componente sistolica (la “massima”), ma non diastolica (“la minima”), fra chi beveva caffè rispetto a chi non lo beveva. Il secondo risultato è stato che durante il follow-up (i controlli nel tempo), l'insorgenza di nuovi stati ipertensivi, valutati con monitoraggio della pressione è risultato simile nei consumatori e nei non consumatori di caffè. Il terzo: l'analisi dei dati dimostra che le variabilità della pressione arteriosa sistolica e diastolica nelle 24 ore era sovrapponibile nei non consumatori di caffè e nei consumatori all'ingresso dello studio e dopo 10 anni di follow-up. Del resto in una revisione sistematica era stato dimostrato come il consumo moderato di caffè fosse associato in modo inverso al rischio di malattie cardiovascolari, determinando quindi un beneficio. Le dosi giornaliere fino a 400 mg al giorno di caffeina negli adulti sani non costituiscono un problema per la salute con l'eccezione delle donne in gravidanza», precisa il cardiologo. «Dal momento che un espresso contiene circa 80 mg di caffeina si può, secondo l'Efsa, berne sino a cinque al giorno. La raccomandazione è valida anche per le persone con ipertensione arteriosa».
«L'aumento a breve termine della pressione si verifica soprattutto in chi non beve spesso caffeina conclude Pedretti . Tuttavia, la risposta della pressione alla caffeina varia da persona a persona. Non è chiaro perché questa molecola provochi questo aumento, si ipotizza possa dipendere da un effetto mediato da vasocostrizione, oppure da un'azione sulle ghiandole surrenali, con conseguente maggior produzione di adrenalina. Le persone che bevono con regolarità caffeina sviluppano una tolleranza, di conseguenza, non c'è un effetto a lungo termine sulla pressione sanguigna».
La caffeina è come noto uno stimolante del sistema nervoso, ma ha effetti diversi in ognuno di noi. «Quello più comune è legato allo stimolo del sistema nervoso centrale con conseguente riduzione della sonnolenza», dice Mauro Serafini, professore di Nutrizione umana all'Università di Teramo. «Però, come per quasi tutti gli effetti legati ad alimenti e bevande, c'è sempre una variabilità individuale. In alcune persone la caffeina viene eliminata in fretta attraverso le urine e il sistema epatico, perdendo l'effetto energizzante. Al contrario, chi la metabolizza in maniera lenta ha una quota di caffeina più alta in circolo, che stimola il sistema nervoso e, soprattutto se assunta di sera, può provocare insonnia».
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