Peggio dell'eccessivo utilizzo dei social c'è probabilmente un uso intenso ma passivo, quello che caratterizza gli utenti più giovani della generazione Alpha, quelli nati dal 2010 in poi.
In questa fascia d'età è più comune utilizzare i social network per guardare e condividere foto, video e storie degli altri, ma molto meno pubblicare proprie immagini e opinioni.
Lo conferma uno studio dell'Università di Cassino e del Lazio meridionale realizzato su un campione di 959 ragazzi fra i 10 e i 14 anni.
Secondo l'indagine, la piattaforma online più utilizzata dai giovanissimi è YouTube (con l'86% dei rispondenti attivi), la regina dei video virali, seguita da TikTok (con il 77%), Instagram (70%) e Pinterest (43%).
In fondo alla classifica si trovano X - il vecchio Twitter - e Facebook, dove infatti la parte centrale delle attività riguarda la pubblicazione di propri post. La passione per i video da condividere si intuisce peraltro anche dal tipo di utilizzo di Whatsapp, utilizzato appunto soprattutto per condividere video, foto, gif e meme.
«Abbiamo osservato che gli adolescenti di oggi fanno un uso prevalentemente passivo dei social e che, se questa abitudine viene protratta nel tempo per più di due ore al giorno, può avere un impatto negativo sulla loro intelligenza emotiva, portandoli a diventare meno capaci di gestire e comprendere le proprie emozioni e quelle altrui - spiega Simone Digennaro, professore di Pedagogia dell'Università di Cassino e del Lazio meridionale e coordinatore della ricerca sulle abitudini online della generazione Alpha -. Un ragazzino con meno strumenti relazionali tenderà a isolarsi di più, a essere più irascibile e a far fatica ad accettare opinioni diverse. Nel mondo virtuale si sceglie di guardare ciò che interessa e piace, ma quando si esce dalla bolla del web bisogna sapere affrontare relazioni e situazioni anche scomode e non sempre facili. Il fatto di trascorrere un tempo eccessivo sui social, senza nemmeno interagire con gli altri, rende l'adolescente meno predisposto alla mediazione con i coetanei».
Stando ai dati, un ragazzo su 10 con età media di 12 anni trascorre oltre 4 ore al giorno su YouTube, il 18% passa lo stesso tempo su Tik Tok e circa il 15% oltre 4 ore su WhatsApp.
Oltre il 10% degli adolescenti ha sviluppato una forma di dipendenza dai social. «Attraverso un questionario abbiamo misurato l'intelligenza emotiva dei partecipanti allo studio e abbiamo osservato che nei ragazzi con un utilizzo moderato dei social non è cambiata rispetto a quella dei loro genitori e nonni e che non è vero, come in tanti credono, che i giovani di oggi sono meno empatici e più individualisti: semplicemente stanno modificando i modi di comunicare e di entrare in relazione con gli altri. Per loro possono nascere delle amicizie anche online».
Tuttavia, l'uso passivo dei social può avere un impatto a livello cognitivo, oltre che emotivo. «Non determina necessariamente una regressione, ma piuttosto un adattamento del cervello alle nuove tecnologie, che sta incidendo tra le altre cose sulla capacità di attenzione, diminuita per la fruizione frequente di video brevi che lanciano messaggi diretti in pochi secondi. Quello che sta cambiando è il modo in cui i nostri figli si aspettano di ricevere le informazioni, che è più immediato. Il compito degli adulti e degli insegnanti, per bilanciare questo atteggiamento, deve essere quello di offrire all'adolescente dei metodi di comunicazione integrativi, cioè di aiutarli a sviluppare l'esposizione verbale e la scrittura più articolata. Queste due forme di comunicazione non vanno viste come antagoniste», sottolinea il professore, secondo cui la decisione del ministro dell'Istruzione di vietare l'uso dei cellulari in classe è sbagliata: «È necessario che a scuola i ragazzi imparino a usare correttamente i dispositivi elettronici, anche per ricercare informazioni a fini scolastici. Non si può far finta che gli smartphone non esistano, perché poi una volta a casa i ragazzi li tengono in mano ed è meglio che qualcuno li responsabilizzi rispetto alle conseguenze che possono derivare dal cattivo utilizzo dei social network».
Il ricercatore ipotizza il motivo dell'uso passivo dei social da parte dei più giovani: «In parte è una reazione al comportamento dei genitori, che appartengono alla generazione millennial, abituati a scattare foto in continuazione, a condividere quelle dei figli sulle chat con nonni, zii e amici vari, oltre che sui profili social, esponendoli agli sguardi indiscreti di chiunque, anche quando loro non avrebbero gradito. Un'altra ragione può essere la maggiore disponibilità di piattaforme focalizzate su video brevi, come TikTok e Instagram. Oltre al fatto che trovando all'interno soprattutto messaggi che appartengono a un linguaggio adulto non sanno come interagire», chiarisce Digennaro.
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