Certamente si diventa vegetariani per motivi di natura etica, ma anche per ridurre il consumo di alimenti ultraprocessati. Questa seconda ragione, tuttavia, non avrebbe riscontri con la realtà, almeno secondo quanto sostiene uno studio dell'Imperial College di Londra realizzato in collaborazione con gli scienziati dell'Università di San Paolo e dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e pubblicato su eClinicalMedicine.
«Non sempre essere vegetariani o vegani è sinonimo di salutare», spiega al Corriere della Sera Stefano Erzegovesi, medico psichiatra e nutrizionista. «Pane bianco industriale, patatine, pizze bibite gasate sono cibi “tecnicamente veg”, ma non proprio ideali per la salute. Ed è meglio mangiare con parsimonia cibi veg pronti, come hamburger, formaggi o salsicce vegetali che abbondano sugli scaffali dei supermercati: per dare consistenza e sapore contengono grassi, coloranti, emulsionanti e additivi di ogni genere. Un recente studio ha evidenziato come un vegano che si nutre di alimenti ultraprocessati sta peggio in termini di salute rispetto a un onnivoro».
Il vegetarianismo e il veganismo vengono spesso associati al consumo di verdura, frutta, legumi e cereali, ma per bilanciare l'apporto di nutrienti essenziali mancanti dovuti all'astinenza da prodotti animali si utilizzano spesso alimenti ultraprocessati come hamburger vegani, noodles, snack e formaggi vari. Tutti alimenti che contengono una serie di composti e di sostanze chimiche studiati per migliorare il sapore e la consistenza e permetterne la conservazione.
Ne deriva che il vantaggio acquisito evitando il consumo di carne rossa viene di fatto azzerato a causa del consumo di questi alimenti altrettanto, se non più pericolosi per la salute.
«È quindi importante che le politiche urgenti che affrontano la sostenibilità del sistema alimentare promuovano anche il riequilibrio delle diete verso cibi minimamente lavorati», è l'invito degli autori dello studio.
Gli esperti hanno classificato gli alimenti ultraprocessati in quattro categorie a seconda del loro livello di lavorazione.
Il gruppo 1 è costituito da alimenti naturali come le parti commestibili di piante (frutta, verdure, semi, cereali, radici, tuberi) o di animali (muscoli, frattaglie, uova, latte) e anche funghi.
Il gruppo 2 comprende alimenti minimamente processati mediante processi industriali come pressatura, centrifugazione, raffinazione, estrazione. Esempi sono le farine, il sale, lo zucchero, l'olio di oliva o il burro.
Il gruppo 3 è costituito da cibi trasformati in quanto addizionati di conservanti naturali (zucchero, olio, sale), antiossidanti naturali, condimenti naturali o anche cotti. Alcuni esempi sono le verdure e i legumi in scatola, carne e pesce essiccati, stagionati o affumicati, o conservati sott'olio come il tonno.
Il gruppo 4 è costituito da alimenti ultralavorati, ovvero cibi realizzati con processi industriali e ingredienti che non si trovano comunemente sulle tavole. Rientrano in questa categoria quegli alimenti ricchi di additivi chimici come conservanti, emulsionanti ed edulcoranti che hanno l'unica funzione di rendere il prodotto finale più appetibile.
Altri additivi di largo uso sono lo sciroppo di glucosio, che serve a rendere più gradevoli i dolci, i nitriti di sodio e potassio usati per conservare e le proteine isolate del latte o da altre fonti.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
1119 volte