Il fumo modifica il Dna a 30 anni di distanza

I geni non ritornano mai più alle condizioni precedenti

Non bastano 30 anni di astinenza dal fumo per far ritornare il Dna alle sue condizioni originarie. La clamorosa scoperta è frutto del lavoro di un team della Harvard School of Public Health di Boston pubblicato sul Journal of Cardiovascular Genetics.
Lo studio, presentato dal prof. Andrea Baccarelli, mostra che i marcatori epigenetici degli interruttori dei geni non tornano mai alle condizioni precedenti, nemmeno a distanza di decenni.
«Oggi le alterazioni degli "interruttori" epigenetici dei nostri geni dovute al contatto con inquinanti ambientali ad azione interferente endocrina sono causa di ben 3,5 milioni di casi di asma nel mondo, oltre che dell'incremento del numero di diabetici, inclusi i bambini che sempre più soffrono di questa patologia - afferma al Corriere della Sera il vicepresidente di Sima, il professor Prisco Piscitelli -. Si stima che il numero dei diabetici nel complesso passerà dagli attuali 463 milioni a 578 milioni nel 2030, per raggiungere quota 700 milioni di malati nel 2050, con un incremento del 51%».
«Tra i principali inquinanti responsabili di queste modifiche epigenetiche vi sono i metalli pesanti (come piombo, mercurio e cadmio), i composti organici (come i pesticidi) e le polveri sottili (PM2.5), emesse soprattutto dal traffico urbano e dall'industria. L'esposizione a questi agenti tossici è stata associata a un aumento del rischio di malattie croniche, quali il cancro, le malattie cardiovascolari e quelle neurodegenerative. È sempre più urgente spostare i riflettori verso una vera prevenzione primaria, attraverso una nuova visione in grado di rimuovere le cause ambientali che contribuiscono all'insorgenza di malattie specie in ambito pediatrico», conclude il presidente di Sima, Alessandro Miani.
«Le ricerche sperimentali condotte su placente umane sembrano riscontrare differenti alterazioni epigenetiche a seconda della tipologia di inquinanti più diffusi nelle diverse città, a seconda della predominanza di emissioni da traffico o di tipo industriale, come quello delle acciaierie - sottolinea il rettore dell'Università di Chieti, il professor Liborio Stuppia, noto proprio per i suoi studi di epigenetica -. Sono proprio queste alterazioni epigenetiche ad essere responsabili dell'epidemia di obesità e del calo della fertilità che si diffondono rapidamente a livello mondiale, come risultato delle continue interazioni tra i contaminati ambientali (metalli pesanti, bisfenolo, microplastiche ecc.) e il nostro patrimonio genetico già nel grembo materno o presenti addirittura prima della nascita nelle cellule germinali dei futuri genitori».

12/09/2024 17:12:00 Andrea Sperelli


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