Epatite, l'efficacia del micofenolato

Alternativa alla somministrazione di corticosteroidi

In caso di epatite autoimmune il micofenolato mofetile potrebbe rappresentare una valida opzione terapeutica. Lo riferisce uno studio pubblicato su Alimentary Pharmacology & Therapeutics da un team dell'Università di Tessaglia, in Grecia.
Il farmaco è solitamente utilizzato per prevenire il rigetto dopo un trapianto di rene, cuore o fegato, ma pare efficace e sicuro anche per il trattamento dell'epatite autoimmune.
Il prof. George Dalekos, uno degli autori dello studio, spiega: «L'epatite autoimmune è un'epatopatia progressiva a eziologia sconosciuta e a predominanza femminile che si caratterizza per la presenza di un'ipergammaglobulinemia, di autoanticorpi circolanti e di uno stato infiammatorio cronico del parenchima epatico».
La malattia viene trattata abitualmente con i corticosteroidi, con o senza l'aggiunta dell'immunosoppressore azatioprina, producendo un miglioramento delle condizioni cliniche nel 65-80 per cento dei casi.
Si tratta tuttavia di una terapia associata a effetti collaterali anche pesanti, se protratta a lungo. L'alternativa proposta dagli scienziati greci è appunto rappresentata dal micofenolato, farmaco al quale ha risposto quasi il 94 per cento dei pazienti.
«Un totale di 78 pazienti su 109, ossia il 72%, ha avuto una risposta completa durante la cura, e 61 di 78 hanno mantenuto la remissione senza bisogno di steroidi», scrivono gli autori.
Il medicinale ha assicurato una percentuale elevata di mantenimento della remissione dopo la sospensione della cura, quantificabile nel 75 per cento dei pazienti lungo un periodo medio di 2 anni.
«La terapia con micofenolato sembra un'opzione ragionevole, efficace e sicura che dovrebbe essere presa in considerazione nel trattamento di prima linea dell'epatite autoimmune», conclude Dalekos.

Fonte: Alimentary Pharmacology & Therapeutics

07/04/2016 15:59:00 Andrea Sperelli


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