Tutto nasce dal cervello, anche il senso di nausea e la necessità di vomitare dopo che abbiamo ingurgitato qualcosa che potrebbe danneggiarci. A dimostrarlo è uno studio del National Institute of Biological Sciences di Beijing, secondo cui a dare il via al vomito sono specifici neuroni del tronco encefalico. Provare a silenziarli con farmaci ad hoc potrebbe aiutare i medici a contrastare ad esempio il vomito dovuto alle sessioni di chemioterapia.
I ricercatori cinesi hanno analizzato topolini esposti a enterotossina A, una tossina batterica prodotta dallo Stafilococco aureo. Hanno così ricostruito i segnali che dal tratto digerente portano alla nausea e al vomito. Anche se i topi non vomitano, hanno comunque delle contrazioni di diaframma e muscoli addominali simili a quelle registrare nei cani, animali che invece possono rigettare.
Al contatto con una tossina, le cellule intestinali producono serotonina, un mediatore che si lega a recettori su neuroni sensoriali che si trovano anch'essi nell'intestino. Da qui, il messaggio passa al cervello attraverso il nervo vago.
Il segnale arriva infine a particolari neuroni che si trovano nel complesso vagale dorsale del tronco encefalico, una struttura alla base del cervello. Tali cellule, chiamate Tac+DVC, sono responsabili del vomito perché una volta disattivate i conati scompaiono immediatamente.
I medici cinesi hanno iniettato nei topolini la doxorubicina, un chemioterapico che induce nausea e vomito. Di norma, dopo aver assunto il farmaco, gli animali mostrano i conati, ma se i neuroni Tac+DVC vengono inattivati i sintomi si riducono moltissimo. La stessa cosa accade riducendo la produzione di serotonina: «Ciò aiuta a spiegare perché molti antiemetici che si sono rivelati efficaci siano bloccanti dei recettori per la serotonina. Aver capito meglio i meccanismi cellulari e molecolari di nausea e vomito potrebbe aiutare a individuare farmaci migliori e ancora più mirati», spiega Peng Cao, primo autore della ricerca.
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