Uno sforzo fisico intenso con il freddo potrebbe essere fatale. Già di per sé il freddo non è amico del cuore perché causa vasocostrizione, cioè il restringimento dei vasi sanguigni che portano il sangue a cuore e cervello, con conseguente aumento della pressione arteriosa.
Se poi svolgiamo un'attività intensa come spalare la neve, allora il rischio sale. A ricordarlo sono gli esperti dell'American Heart Association coordinati da Barry Franklin dell'Università di Oakland, che hanno realizzato un documento sui possibili rischi legati all'attività fisica invernale.
Lo sforzo fisico, unito al freddo, può provocare una carenza improvvisa di sangue e ossigeno, con conseguente rischio di infarto. Quando si spala la neve, i battiti cardiaci e la pressione aumentano pericolosamente, arrivando a livelli riscontrabili durante una prova da sforzo sul tapis roulant. Situazione pericolosa soprattutto per chi ha già avuto problemi al cuore o è in sovrappeso.
Bastano 2 minuti di questa attività affinché la frequenza cardiaca superi i limiti considerati accettabili.
Una ricerca condotta da alcuni scienziati della King's University di Kingston, in Canada, e pubblicata su Clinical Research in Cardiology conferma il pericolo di questa attività . I medici canadesi hanno esaminato i dati di 500 persone ricoverate presso l'ospedale della cittadina nord-americana nelle ultime due stagioni invernali, scoprendo che nel 7 per cento dei casi (pari a 35 pazienti), la crisi cardiaca si era verificata nel momento in cui spalavano la neve.
Il cardiologo Adrian Baranchuk, che ha dato vita alla ricerca, sottolinea: “si tratta di un numero enorme. E soprattutto occorre considerare che alcuni pazienti potrebbero non aver menzionato questa attività al momento del ricovero, il che fa stimare che questa percentuale potrebbe essere tranquillamente raddoppiataâ€.
L'attività fisica intensa rappresenta una minaccia per il cuore, soprattutto se associata a basse temperature, che sottopongono il muscolo cardiaco a un vero e proprio stress termico. Per chi non vede l'ora di gettarsi a capofitto sulle piste da sci sarebbe utile invece prevedere un periodo di acclimatamento. Un'altra ricerca, dell'Università di Innsbruck, ha indagato l'incidenza delle crisi cardiache fra chi è appassionato di sport invernali, prendendo in esame i dati relativi a oltre 1500 persone ricoverate fra il 2006 e il 2010. I ricercatori hanno evidenziato come la maggior parte degli attacchi arrivassero nelle primissime ore dall'arrivo in alta quota, circa il 56 per cento nei primi due giorni, tanto che il coordinatore della ricerca Gert Klug può concludere: “esiste quindi una stretta correlazione tra scarsa preparazione fisica e sforzi intensi ad alta quota e a basse temperatureâ€.
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