Chi è affetto da celiachia mostra un rischio più alto di malattia cardiovascolare, anche in assenza di fattori di rischio specifici. Ad affermarlo sono i dati di uno studio pubblicato su BMJ Medicine da un team della University of Oxford guidato da Megan Conroy, che spiega: «Questo lavoro evidenzia l'importanza delle malattie cardiovascolari come potenziale complicanza della celiachia. Saranno necessarie ulteriori ricerche su questa associazione».
I ricercatori hanno utilizzato i dati della UK Biobank alla ricerca di legami fra celiachia e rischio di malattie cardiovascolari.
Fra i pazienti dello studio sono stati individuati 2.083 soggetti con celiachia, ma senza diagnosi di malattia cardiovascolare. Per 12 anni è stata valutata la loro salute cardiovascolare: sono state registrate 40.687 diagnosi di malattie cardiovascolari in tutti i partecipanti, 218 dei quali erano celiaci. Ciò si traduce in un tasso annuo di 9 su 1.000 persone rispetto a un tasso annuo di 7,4 su 1.000 fra le persone non celiache.
In termini percentuali, tutto ciò si traduce in un aumento del 27% del rischio di malattie cardiovascolari fra le persone con malattia celiaca. In un sottogruppo di pazienti celiaci con punteggio di rischio cardiovascolare elevato, il rischio aumentava di oltre il 60% rispetto a chi mostrava un punteggio di rischio ideale e niente celiachia.
Sono stati esclusi dallo studio eventuali fattori dietetici: alcuni studi hanno sottolineato la capacità della dieta senza glutine di ridurre l'infiammazione e quindi il rischio di malattie cardiovascolari, mentre altri sono giunti alla conclusione opposta.
Uno studio pubblicato sul British Medical Journal da un team della Columbia University sostiene ad esempio che il regime alimentare tanto di moda negli ultimi tempi non offre alcun beneficio in termini di salute del cuore ai soggetti sani, privi di celiachia o intolleranza al glutine.
Lo studio, effettuato su 110mila soggetti, ha stimato il consumo di glutine nel periodo compreso fra il 1986 e il 2010, suddividendo i volontari in 5 gruppi. Sono stati esclusi i pazienti celiaci.
I dati indicano la mancanza di correlazioni fra il consumo di glutine e l'insorgenza di patologie cardiache. I soggetti appartenenti al gruppo con minor consumo di glutine mostravano infatti gli stessi tassi di malattie cardiache degli altri.
«Il glutine chiaramente è pericoloso per chi ha la celiachia», afferma Benjamin Lebwhol, uno degli autori. «Ma libri molto popolari, basati su aneddoti ed evidenze occasionali, hanno indotto a credere che una dieta con poco glutine sia salutare per tutti».
Tra l'altro, gli alimenti gluten-free presentano anche un altro problema, stando a quanto segnalato da uno studio apparso su Epidemiology e coordinato dalla dott.ssa Catherine M. Bulka dell'Università dell'Illinois di Chicago.
La ricerca ha evidenziato la presenza di concentrazioni troppo alte di cadmio, mercurio e arsenico nel flusso sanguigno di soggetti affetti da celiachia, quindi costretti a seguire una dieta priva di glutine.
Gli scienziati hanno esaminato il regime alimentare di oltre 7mila persone fra i 6 e gli 80 anni, confrontandolo con quello di 73 soggetti affetti da celiachia che seguivano una dieta gluten-free. In questo gruppo di persone, il livello dei metalli pesanti era molto elevato e potenzialmente in grado di favorire l'insorgenza di malattie cardiovascolari croniche o il cancro. Arsenico e cadmio rientrano fra i cancerogeni del gruppo 1, mentre il mercurio appartiene al gruppo 2b, quello dei possibili cancerogeni.
La probabile causa dell'innalzamento dei livelli di questi metalli nel sangue dei soggetti celiaci o che comunque seguono una dieta priva di glutine risiede nel maggior consumo di riso, fonte riconosciuta di arsenico e metilmercurio. Il riso assorbe più di altri cereali l'arsenico utilizzato nella composizione degli erbicidi e dei pesticidi.
Se i pazienti celiaci al momento non hanno altra possibilità se non seguire un regime alimentare privo di glutine, quindi, è bene che le persone sane non ricorrano allo stesso tipo di alimentazione solo per accondiscendere a una tendenza del momento o al solo scopo di dimagrire.
«Per i celiaci seguire una dieta senza glutine è l'unico possibile trattamento, ma una percentuale di persone compresa tra il 28% e il 30% segue questo tipo di alimentazione sulla base di vantaggi per la salute solo presunti», scrivono gli autori. «Seguire una dieta senza glutine può portare a una maggiore esposizione verso metalli tossici quali arsenico e mercurio soprattutto a causa dell'aumentata assunzione di riso, un cereale in grado di accumulare arsenico, mercurio e altri metalli dai fertilizzanti, così come dall'acqua e dal suolo. Servono ulteriori studi per esaminare più a fondo l'esposizione a metalli tossici derivata dal consumo di alimenti senza glutine, anche perché un'esposizione, anche se modesta, ad arsenico e mercurio potrebbe incrementare il rischio di neoplasie e malattie croniche», conclude Bulka.
Fonte: BMJ Medicine 2023. Doi: 10.1136/bmjmed-2022-000371
BMJ Medicine
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