Uno studio apparso su Jama Network Open dimostra che una dieta a basso contenuto di carboidrati ha effetti positivi sulle persone diabetiche non in trattamento e su quelle in prediabete, contribuendo a ridurre i livelli glicemici.
«Il messaggio chiave è che una dieta a basso contenuto di carboidrati, se mantenuta nel tempo, potrebbe essere un approccio utile per prevenire e curare il diabete di tipo 2, anche se saranno necessarie ulteriori conferme», spiega Kirsten Dorans della Tulane University di New Orleans, prima autrice del lavoro.
Allo studio hanno partecipato soggetti i cui livelli glicemici variavano da livelli prediabetici a diabetici e che non stavano assumendo farmaci per la malattia. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: al primo è stato assegnato un regime alimentare a basso contenuto di carboidrati, al secondo la dieta abituale.
Dopo 6 mesi, il gruppo assegnato alla dieta a basso contenuto di carboidrati ha avuto un calo dello 0,23% in più di emoglobina A1c, considerato lieve ma clinicamente rilevante, rispetto al gruppo che ha mantenuto la dieta abituale.
Il gruppo che assumeva meno carboidrati, inoltre, ha perso peso e ha mostrato livelli di glucosio a digiuno più bassi. Si tratta di risultati significativi soprattutto per le persone con prediabete i cui livelli di A1c sono superiori al normale ma al di sotto dei livelli che sarebbero classificati come diabete.
Chi è in condizione di prediabete è a maggior rischio di diabete di tipo 2, attacchi di cuore o ictus. Si tratta di persone che di solito non assumono farmaci per ridurre la glicemia, aspetto che rende ancora più importante l'adozione di una dieta specifica.
Circa la metà delle calorie consumate dai soggetti del gruppo a basso contenuto di carboidrati era costituito da grassi sani monoinsaturi e polinsaturi, che si trovano in alimenti come l'olio di oliva e le noci.
«Il nostro studio non dimostra che una dieta a basso contenuto di carboidrati prevenga il diabete, ma apre la porta a ulteriori ricerche su come mitigare i rischi per la salute di chi ha il prediabete e il diabete non trattato con farmaci», concludono gli autori.
Anche una ricerca della Texas A&M University di College Station conferma l'efficacia di un approccio dietetico a basso contenuto di carboidrati.
Joshua Goldberg, primo autore della ricerca, commenta sul British Medical Journal: «I dati raccolti, con evidenza da moderata a bassa, suggeriscono che l'aderenza per sei mesi a una Lcd (dieta a basso contenuto di carboidrati, ndr) si associa a un incremento dei tassi di remissione del Dm2 senza conseguenze negative rispetto ad altre diete raccomandate, come quelle a basso contenuto di grassi».
Il team ha realizzato una revisione sistematica degli studi pubblicati su una serie di database biomedici fino al 25 agosto 2020.
Alla fine della scrematura, sono stati selezionati 23 studi che corrispondevano ai criteri di inclusione, per un totale di 1.357 partecipanti.
«Dalla successiva analisi è emerso che, valutando i risultati a 6 mesi, le Lcd erano associate a tassi più elevati di remissione del diabete rispetto alle diete di controllo», scrivono i ricercatori.
8 studi avevano segnalato una remissione del diabete a 6 mesi dall'inizio della dieta. Nello specifico, definendo la remissione come raggiungimento di valore di HbA1c inferiori a 6,5% indipendentemente dalla terapia in corso, la Lcd aumenta le remissioni in 32 casi ogni 100 pazienti seguiti.
«Non sono stati rilevati effetti dannosi significativi sui fattori di rischio cardiovascolare a fronte di una tendenza all'aumento delle lipoproteine a bassa densità osservato a 12 mesi», riprende il ricercatore.
Una buona aderenza alla dieta aumenta il calo ponderale, riduce l'uso dei farmaci e migliora i valori dei trigliceridi a 6 mesi.
«Tuttavia la maggior parte dei benefici diminuisce in modo significativo dopo 12 mesi, in modo coerente con le precedenti metanalisi», dice Goldenberg. I risultati, secondo lo scienziato, evidenziano l'efficacia del ricorso a una Lcd per un breve periodo nella gestione del diabete di tipo 2, eventualmente adottando specifiche strategie farmacologiche.
Alle stesse conclusioni è giunto anche uno studio presentato al congresso dell'Associazione americana di diabetologia (Ada).
Più di un terzo dei pazienti (36%) che hanno partecipato allo studio affrontando un programma di controllo del peso ha beneficiato della remissione della malattia.
"Le persone con diabete 2 possono avere una scelta e la malattia non è una sentenza a vita", afferma il co-autore della ricerca Roy Taylor, professore di Medicina e metabolismo alla Newcastle University in Gran Bretagna. "Il diabete di tipo 2 è dunque una condizione reversibile e la remissione può essere ottenuta e mantenuta".
Un altro studio britannico ha dimostrato la validità di una dieta a base di liquidi per il trattamento del diabete di tipo 2. La sperimentazione dei ricercatori delle università di Newcastle e di Glasgow ha coinvolto 298 soggetti affetti da diabete, sottoponendoli per 5 mesi a un regime alimentare a base di frullati ipocalorici e minestre.
I dati apparsi su Lancet dimostrano che quasi la metà dei volontari ha ottenuto una riduzione del peso corporeo di 15 chili e una normalizzazione dei livelli di glicemia.
Durante la giornata, i soggetti dovevano consumare 4 pasti liquidi, basati su bustine da sciogliere in acqua che si trasformavano in minestre o frullati con un introito di circa 200 calorie e una corretta composizione dei nutrienti. Una volta perso peso, i dietologi britannici hanno reintrodotto i cibi solidi.
I dati indicano che il 46% dei pazienti è guarito dal diabete, una percentuale che nel caso si fossero persi almeno 15 chili arrivava all'86%. I medici segnalano però il fatto che se si riprende peso, il diabete torna a colpire l'organismo.
Il grasso che si accumula attorno al pancreas, infatti, provoca stress cellulare e conseguente difficoltà nel controllo dei livelli di zucchero e nella produzione di insulina. Se si libera del grasso in eccesso, il pancreas ritorna a funzionare correttamente.
Fonti: British Medical Journal
JAMA Network Open 2022. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2022.38645
Jama Network Open
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
237211 volte