La dengue continua a diffondersi nel Sudamerica, spostandosi dal Brasile all'Argentina. Visto il gran numero di connessioni con l'Europa, ora anche in Italia sale l'allarme per una diffusione dell'infezione.
Un nuovo studio peraltro sottolinea il pericolo legato anche alle infezioni primarie. Finora erano state le infezioni secondarie ad essere associate a un quadro clinico più grave, ma ora uno studio collaborativo dell'Icgeb di New Delhi pubblicato su Nature Medicine ha scoperto che un numero sostanziale di infezioni primarie di dengue comporta anche condizioni patologiche gravi.
La dengue è un'infezione virale causata dal virus omonimo che appartiene al gruppo degli Arbovirus, di cui si conoscono quattro tipi (Den1, Den2, Den3 e Den4). Viene trasmesso agli esseri umani attraverso la puntura di zanzare infette (Aedes Aegypti e Aedes Albopictus). La maggior parte delle persone che contrare l'infezione per la prima volta (infezioni primarie) è asintomatica o manifesta una sindrome “spaccaossa†simile all'influenza, con cefalea soprattutto in zona retro orbitale, dolori ai muscoli e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle.
Chi invece viene reinfettato dopo una precedente esposizione - infezioni secondarie - può andare incontro a episodi gravi associati a febbre emorragica. Almeno questa era la convinzione finora, che ha portato gran parte della ricerca a concentrarsi nello sviluppo di vaccini e trattamenti per questo gruppo.
Negli ultimi due decenni, le infezioni da dengue sono aumentate notevolmente, particolarmente in India. L'analisi pubblicata su Nature Medicine, ha analizzato i casi di dengue grave in un ampio gruppo di bambini in India, dimostrando che più della metà potrebbe essere attribuita a un'infezione primaria piuttosto che secondaria. Anche le infezioni primarie quindi potrebbero essere gravi e mettere a rischio la vita dei pazienti. Una scoperta che suggerisce la necessità di rivalutare la comprensione della dengue e le strategie impiegate per combatterla.
Commenta Anmol Chandele, responsabile dell'Icgeb-Emory Vaccine Program presso l'Icgeb di Nuova Delhi, in India, che ha condotto la ricerca: “L'infezione da virus della dengue è un enorme problema di salute pubblica. Molti pazienti sviluppano una malattia grave che a volte può essere anche fatale. Tuttavia, gran parte della ricerca in corso sull'intervento vaccinale si basa sulla convinzione, attualmente diffusa a livello globale, che le infezioni primarie di dengue non siano generalmente pericolose e che la malattia grave sia dovuta principalmente a infezioni secondarie di dengue. Il nostro studio mette in discussione questa convinzione e dimostra che le infezioni primarie costituiscono una frazione sostanziale dei casi di malattia grave e dei decessiâ€.
I risultati dello studio hanno implicazioni per la salute pubblica e anche per lo sviluppo e l'implementazione di strategie vaccinali efficaci e sicure per il controllo della dengue. Non solo nel contesto indiano, dove il peso della dengue è considerevole, ma anche su scala globale, poiché i virus della dengue continuano a diffondersi in tutto il mondo.
L'Italia è un esempio eclatante come evidenziato anche da un recente studio in via di pubblicazione a cui ha collaborato Alessandro Marcello, responsabile del laboratorio di virologia molecolare dell'Icgeb che opera nell'Area Science Park di Trieste. “Nel corso del 2023 abbiamo avuto nel nostro paese il più alto numero di casi e di trasmissioni autoctone di dengue finora. I cambiamenti climatici soprattutto, ma anche gli spostamenti delle persone, sono i maggiori responsabili della circolazione della dengue in nuove aree. Lo studio dei colleghi indiani ci dimostra la necessità di proteggere anche la nostra popolazione fin dal primo incontro con il virusâ€.
Lo studio è stato condotto in collaborazione con la Emory School of Medicine di Atlanta negli Usa, l'All India Institute Of Medical Sciences (Aiims) di New Delhi e la St. John's National Academy of Health Science di Bengaluru, in India.
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