I dati dello studio Alithios mostrano un'efficacia prolungata di ofatumumab nelle persone colpite da sclerosi multipla recidivante di recente diagnosi. I dati mostrano il 44% di recidive in meno, una riduzione del 96,4% e dell'82,7% delle lesioni (Gd+ T1 e T2) alla risonanza magnetica, e il 24,5% e il 21,6% in meno di eventi di peggioramento confermato della disabilità (Cdw) a 3 e 6 mesi, rispettivamente, rispetto a coloro che sono passati successivamente a ofatumumab da teriflunomide.
Un'efficacia simile è emersa con il trattamento continuo con ofatumumab, farmaco ben tollerato e con un profilo di sicurezza coerente fino a 6 anni.
La forma recidivante remittente di sclerosi multipla (Sm) interessa circa l'85% delle 137.000 persone diagnosticate solo in Italia. La sclerosi multipla è la prima causa di disabilità neurologica nei giovani adulti.
«Nonostante gli enormi passi avanti fatti dalla ricerca che ci hanno fornito valide opzioni terapeutiche, a oggi non disponiamo ancora di una soluzione farmacologica risolutiva per la Sm», commenta Massimiliano Mirabella, professore associato di Neurologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, direttore della Uos Sclerosi multipla della Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, nonché direttore del Centro di ricerca universitario Sclerosi multipla “Anna Paola Batocchi”. «Le evidenze scientifiche e la pratica clinica ci confermano però che l'inizio precoce di un trattamento ad alta efficacia, come ofatumumab, può avere esiti positivi a lungo termine nel controllo della progressione e nella prevenzione della disabilità».
Dallo studio si evince che il trattamento con ofatumumab fino a 6 anni è stato ben tollerato e non sono emersi segnali di sicurezza inattesi. I tassi di eventi avversi (Ea), Ea gravi, infezioni gravi e tumori maligni sono rimasti stabili senza alcun aumento del rischio nel corso dei 6 anni.
«Il profilo di sicurezza favorevole di ofatumumab, combinato con la sua alta efficacia clinica a sei anni e la versatilità data dall'autosomministrazione, lo candidano a diventare un trattamento di prima scelta per i pazienti naive con forme recidivanti di Sm con malattia attiva, in grado di rallentare la progressione della malattia ma anche di migliorare la qualità della vita delle persone che ci convivono», conclude Mirabella.
Ofatumumab è una terapia mirata alle cellule B, dosata e somministrata con precisione, che offre la flessibilità dell'autosomministrazione, per soggetti adulti affetti da Smr. Ofatumumab è il primo anticorpo monoclonale (mAb) anti-Cd20 completamente umano, autosomministrato una volta al mese mediante iniezione sottocutanea (sc) in soggetti con Smr.
Come dimostrato negli studi preclinici, si ritiene che ofatumumab agisca legandosi a un epitopo distinto sulla molecola Cd20, inducendo una potente lisi e deplezione delle cellule B. Il meccanismo d'azione selettivo e l'iniezione per via sc di ofatumumab consentono una somministrazione precisa nei linfonodi, dove è necessaria la deplezione delle cellule B nella Sm; gli studi preclinici hanno dimostrato che può preservare le cellule B presenti nella milza.
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