I pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica mostrano la presenza di 7 indici di eccitabilità nervosa non individuabili nelle persone sane. Di questi 7, 4 sono potenziali biomarcatori precoci da utilizzare per verificare la progressione della malattia, predire le possibilità di sopravvivenza e misurare la risposta al trattamento.
A segnalare la scoperta è un nuovo studio pubblicato su medRxiv da Anna Lugg della Facoltà di Kinesiologia, sport e ricreazione all'Università di Alberta a Edmonton, in Canada.
«Come molte condizioni neurodegenerative la SLA, che ha una presentazione clinica spesso differente da un paziente all'altro, manca di biomarcatori definitivi per la diagnosi della malattia, la prognosi, la stadiazione e la misurazione della risposta alle cure», spiega la ricercatrice.
La scoperta di biomarcatori affidabili avrebbe un effetto notevole sulle possibilità di diagnosi, dando anche un nuovo impulso allo sviluppo di terapie più efficaci.
"Fino a marzo 2020 abbiamo cercato in diversi archivi biomedici, ossia MEDLINE, PubMed Central, CINAHL Plus, EMBASE, HealthSTAR, Scopus e Web of Science, studi eseguiti su partecipanti umani che contenessero una valutazione degli assoni motori mediani", scrivono i ricercatori. Dei 2.866 articoli selezionati, 26 (che rappresentano 942 pazienti e 719 controlli) sono stati sottoposti a revisione sistematica e 23 sono
stati utilizzati nella metanalisi, individuando in tal modo sette indici di eccitabilità assonale.
«Un'analisi di sensibilità limitata ai soli pazienti con Sla precoce ha indicato che quattro dei sette indici sono potenziali biomarcatori precoci», riprende Lugg.
Saranno comunque necessari ulteriori studi per comprendere appieno le potenzialità degli indici di eccitabilità individuati nell'ambito della valutazione clinica di routine nei soggetti con sospetta diagnosi di Sla.
Un team di scienziati australiani ha individuato invece la presenza di un biomarcatore nel sangue in grado di evidenziare la presenza e il tipo di sclerosi multipla. Il marker, che potrà essere utilizzato grazie a un semplice test, potrebbe consentire di rivoluzionare la diagnosi e di conseguenza il trattamento della grave malattia autoimmune.
Lo studio, coordinato da Edwin Lim e Gilles Guillemin della Macquarie University di Sydney, è apparso su Scientific Reports.
La malattia è legata a lesioni della mielina, la guaina protettiva che circonda le fibre dei nervi nel sistema nervoso centrale. Le lesioni pregiudicano le comunicazioni fra cervello e resto del corpo, ma l'andamento della malattia differisce in base al tipo di sclerosi con cui si ha a che fare.
Si riconoscono quattro tipi di sclerosi multipla: sclerosi multipla recidivante-remittente (SM-RR), sclerosi multipla secondariamente progressiva (SM-SP), sclerosi multipla primariamente progressive (SM-PP) e sclerosi multipla progressiva con ricadute.
Secondo i medici australiani, il biomarker consentirà di individuare a quale tipo si appartiene con una precisione dell'80-90 per cento e nell'arco di circa 24 ore.
«Stiamo entrando in un'era di medicina personalizzata e di terapie personalizzate. Questa scoperta permetterà di sviluppare trattamenti individuali in tempi rapidi. E il tempo conta veramente nella sclerosi multipla», concludono i ricercatori.
Fonte: medRxiv
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