Per sconfiggere la presbiopia non è necessario operarsi con il laser. Una nuova tecnica, definita Ocufit, ha come obiettivo di allenare il muscolo ciliare attraverso l'elettrostimolazione.
La tecnica ha l'effetto di stabilizzare la progressione del difetto nel 90 per cento dei casi. Luca Iacobelli, responsabile della Divisione di Oculistica dell' Istituto Neurotraumatologico Italiano (INI), spiega: «La presbiopia è un fisiologico decadimento della vista da vicino, legato a un normale invecchiamento dell'occhio. È come avere i capelli bianchi e le rughe, capita a tutti, chi prima, chi dopo, in genere intorno ai 45 anni. La vista da vicino inizia a calare e si è costretti ad allontanarsi a una distanza tale da riuscire a mettere nuovamente a fuoco».
Si tratta della prima tecnica non invasiva per la correzione della presbiopia iniziale. «Consiste in un'elettrostimolazione del muscolo ciliare, che serve per mettere a fuoco gli oggetti, e con il tempo diventa responsabile del decadimento visivo. È come una fisioterapia, si tiene in allenamento un muscolo che sta invecchiando e attraverso questa ginnastica la presbiopia non progredisce, anzi può addirittura migliorare. Ma più il paziente è giovane e meno ha utilizzato gli occhiali, migliori saranno i risultati. Le lenti provocano infatti un riposo del muscolo, per cui diventa più difficile elettrostimolarlo e ripristinare il suo funzionamento», spiega Iacobelli.
Per questo, i risultati migliori si hanno all'inizio, su persone di 45-50 anni che sono alle prese con i primi fastidi e non hanno ancora fatto ricorso agli occhiali da lettura.
Ma come funziona la terapia? «Si applica una lente a contatto munita di quattro elettrodi in corrispondenza del muscolo ciliare e si collega a un elettrostimolatore, che trasmette microimpulsi elettrici stimolandone la contrazione. Il trattamento dura 8 minuti per occhio, un quarto d'ora in totale. Le prime 3-4 sedute si fanno ogni 15-20 giorni, da ripetersi poi una al mese circa. Non ci sono controindicazioni», spiega ancora l'esperto.
Oltre alla stabilizzazione, in circa la metà dei pazienti si è verificata addirittura una regressione del difetto, e in alcuni casi i soggetti hanno potuto fare a meno degli occhiali.
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