La radioterapia potrebbe rivelarsi utile anche in caso di fibrillazione atriale. La metodica utilizzata di solito in ambito oncologico è stata infatti testata con successo su 2 pazienti affetti da recidiva di fibrillazione atriale all’Irccs Sacro Cuore di Don Calabria di Negrar, a Verona.
Il trattamento, previsto nell’ambito di uno studio clinico che prevede l’arruolamento di 15 pazienti, ha consentito la correzione del difetto elettrico alla base della malattia.
"La fibrillazione atriale colpisce 10 milioni di persone in Europa e 800 mila in Italia. Si tratta dell'aritmia cardiaca più diffusa tra la popolazione generale", spiega Giulio Molon, direttore dell'UOC di Cardiologia al Negrar e coordinatore dello studio.
I medici trattano la fibrillazione atriale bruciando con la radiofrequenza le parti di tessuto cardiaco responsabili delle aritmie, servendosi di un catetere da inserire attraverso l’arteria femorale.
"Una procedura non chirurgica ma comunque invasiva, lunga e fastidiosa per il paziente che richiede ricovero e sedazione", spiega Molon.
Grazie alla radioterapia si ottiene lo stesso risultato, "ma non è invasiva, è indolore e il trattamento viene effettuato in una sola seduta della durata massima di 10 minuti. Dopodiché il paziente può tornare tranquillamente a casa", aggiunge il cardiologo.
I due pazienti trattati stanno bene e non hanno manifestato effetti collaterali al momento.
"Questi iniziali risultati ci spingono a proseguire nella sperimentazione con l'arruolamento di altri pazienti", dice Niccolò Giaj Levra, referente per i trattamenti cardiologici al dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata.
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