Nuove linee guida sull'ictus

Raccomandazioni aggiornate per una migliore gestione della malattia

Ridurre il rischio di ictus ricorrenti identificando in tempo la presenza di un attacco ischemico transitorio (Tia). È l'obiettivo delle nuove linee guida dell'American Heart Association/American Stroke Association pubblicate su Stroke.
Una delle nuove raccomandazioni suggerisce agli operatori sanitari di eseguire valutazioni diagnostiche per determinare la causa del primo ictus o Tia entro 48 ore dall'insorgenza dei sintomi. Le indicazioni terapeutiche dovrebbero tener conto della causa dell'evento.
«È di fondamentale importanza comprendere i modi migliori per prevenire un altro ictus una volta che se ne è verificato uno», spiega Dawn Kleindorfer, della School of Medicine dell'Università del Michigan ad Ann Arbor, che ha diretto il gruppo di lavoro.
Le linee guida raccomandano la gestione dei fattori di rischio vascolare, in particolare di ipertensione, diabete di tipo 2, colesterolo, livelli di trigliceridi e fumo, oltre alla limitazione del sale e a una dieta di tipo mediterraneo, e, se possibile, a un'attività aerobica di intensità moderata per almeno 10 minuti quattro volte a settimana o di intensità vigorosa per almeno 20 minuti due volte a settimana.
Auspicabile anche la presenza di un team multidisciplinare e l'adozione di un processo decisionale condiviso con il paziente.
Sono necessari, inoltre, screening, diagnosi di fibrillazione atriale e terapia antitrombotica per tutti i pazienti senza controindicazioni. A tal proposito, gli scienziati sottolineano che la combinazione di antipiastrinici e anticoagulanti non è raccomandata di norma per prevenire il secondo ictus. La doppia terapia antiaggregante è raccomandata solo a breve termine e per pazienti specifici, vale a dire quelli con ictus e Tia ad alto rischio o stenosi sintomatica grave.
Nei pazienti che presentano un restringimento delle arterie nel collo dovrebbero essere presi in considerazione l'endoarterectomia carotidea, la rimozione chirurgica di un'ostruzione o, in casi selezionati, l'uso di uno stent nell'arteria carotide.
La gestione medica aggressiva dei fattori di rischio e la doppia terapia antiaggregante a breve termine sono preferibili per i pazienti con stenosi intracranica grave, nei casi in cui si ritenga che questa sia la causa dell'evento.

Fonte: Stroke

17/06/2021 16:45:00 Andrea Sperelli


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