Almeno il 5% dei casi di tumore alla vescica in Europa è associato alla presenza di composti chimici nell'acqua di rubinetto.
Lo rivela uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives da un team del Barcelona Institute for Global Health.
Secondo le rilevazioni, in 9 paesi fra cui l'Italia le concentrazioni massime dei contaminanti hanno superato il limite di 100 microgrammi per litro. In precedenza, alcuni studi avevano trovato un'associazione fra cancro della vescica ed esposizione a lungo termine ai trialometani (THM) come il cloroformio.
La media annua stimata dei livelli di trialometani è stata di 11,7 microgrammi per litro. I Paesi con le medie più basse sono Danimarca e Paesi Bassi (0,2 microgrammi), quelli con valori medi più elevati sono invece Cipro (66,2 microgrammi) e Malta (49,4).
Spagna e il Regno Unito hanno il maggior numero assoluto di casi di cancro potenzialmente collegati, rispettivamente 1.482 e 1.356. Nel caso dell'Italia il collegamento riguarda 336 casi annui. "Negli ultimi 20 anni, sono stati fatti grandi sforzi per ridurre i livelli di trialometani in diversi paesi dell'Unione europea", afferma il coautore Manolis Kogevinas. "Tuttavia, i livelli attuali in alcuni paesi potrebbero ancora comportare un notevole onere per il cancro alla vescica, che potrebbe essere evitato ottimizzando il trattamento delle acque".
Stando alle stime, se i limiti venissero rispettati si eviterebbero ogni anno 2.868 diagnosi di cancro alla vescica in tutta l'Unione Europea.
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