Nuovi approcci per l'ipercolesterolemia

Fondamentale tenere a bada i valori del colesterolo

La prevenzione delle malattie cardiovascolari è possibile solo attraverso il mantenimento dei livelli corretti di colesterolo. È quanto ribadito durante l'ultimo congresso nazionale della Società italiana di cardiologia dai ricercatori che hanno lavorato al progetto PaLiMERiCa.
Secondo gli esperti, non è più sufficiente leggere i valori di riferimento del colesterolo e confrontarli con quelli delle proprie analisi, ma ogni paziente - e quindi ogni medico curante - dovrebbe andare oltre considerando il livello in relazione al rischio cardiovascolare, determinato da una serie di fattori: età, familiarità con il tipo di patologie, peso e possibili infarti pregressi.
“Tale passaggio culturale va fatto soprattutto in fase di prevenzione primaria, cioè quando la persona non ha subito alcun evento, è in una condizione di apparente salute, ma magari nasconde già un rischio”, spiega il professor Pasquale Perrone Filardi, direttore della Scuola di specializzazione in malattie dell'apparato cardiovascolare dell'Università “Federico II” di Napoli e presidente della Società italiana di cardiologia (Sic). “Stiamo lavorando - aggiunge - a un documento con le associazioni dei biologi per dare una direttiva generale al fine di refertare i livelli di colesterolo nelle analisi di laboratorio e dare contezza così della condizione di rischio cardio vascolare lipidico collegata alla categoria”.
“La percentuale di popolazione generale italiana con una ipercolesterolemia sospetta è pari al 60%, di cui il 30% pensa di avere i valori normali mentre il 40% non ha fatto una misurazione nell'ultimo anno”, afferma Roberto Badagliacca, professore associato presso il dipartimento di clinica interna anestesiologia e scienze cardiovascolari della Sapienza Università di Roma. “Un terzo di coloro che sono convinti di avere dei valori normali in realtà già presenta il seme del rischio cardiovascolare. Il 30% delle persone ha un valore di Ldl al di sopra dei limiti consigliati per un margine, un delta, del 20% questo vuole dire che con stili di vita e nutraceutici sarebbero in grado di rientrare nella maggior parte dei casi all'interno del range”.
Lo studio PaLiMERiCa ha indagato gli effetti di un nuovo nutraceutico somministrato per 3 mesi a una popolazione di 36 pazienti sani suddivisi in due gruppi, con un rischio stimato a 10 anni inferiore al 5% secondo la valutazione sistematica.
“Lo studio che abbiamo terminato poche settimane fa - commenta il professor Giuseppe Derosa, dell'Università di Pavia e della Fondazione IRCSS Policlinico San Matteo di Pavia e responsabile dell'area Diabete della Società italiana di nutraceutica (Sinut) - ha considerato il prodotto nutraceutico a base di Ritmon Colesystem caratterizzato dai componenti attivi: berberina (130mg), fitosteroli (100 mg), Select Sieve Optichol (100 mg), fieno greco (20 mg) e carciofo (75 mg)”. I risultati sono stati molto positivi: “Nel primo gruppo, che ha ricevuto una compressa al giorno, la riduzione a tre mesi del colesterolo Ldl è stata -22,1 mg/dll (13,8) e totale di -27 mg/dll (11,3%). Nel secondo gruppo, che ha assunto due capsule al giorno, invece, i risultati per la riduzione totale è stata di - 45,2 mg/dll (18,8%) e di -39,7 mg/dll (24,6%). I dati ci dicono che i nutraceutici sono un'opzione importante per il controllo del colesterolo totale e dell'Ldl e vanno usati tenendo presente il rischio cardiovascolare in prevenzione primaria”.

11/04/2024 16:25:00 Andrea Piccoli


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