Una mano robotica che ha le parvenze e i movimenti di una mano naturale. È il risultato del lavoro dei professionisti del Rehab Technologies Lab, laboratorio nato dalla collaborazione fra Inail e Istituto italiano di tecnologia.
Il nuovo dispositivo non ha bisogno dell'intervento di un bisturi per essere impiantato ed è molto più economico di quelli attualmente in circolazione.
La mano è stata chiamata "Hannes" in onore di Hannes Schmidl, il primo direttore tecnico del Centro protesi dell'Inail di Budrio (Bologna) e autore nel 1965 della prima mano controllata dagli impulsi nervosi trasmessi dai muscoli.
La protesi è stata progettata in maniera che "conformazione e qualità dei movimenti siano il più possibile equiparati a quelli di una mano naturale e che le persone percepiscano la protesi non come un elemento estraneo, ma come una parte di sé".
Il meccanismo alla base del movimento delle dita, della forza e del tipo di presa dipende da un sistema differenziale che conferisce al dispositivo la capacità di adattarsi alla forma degli oggetti afferrati e di resistere alle eventuali sollecitazioni esterne. "Il polso in flesso-estensione è in grado di piegarsi e può essere fissato in cinque differenti posizioni", hanno sottolineato gli scienziati.
Marco Zambelli, che aveva sperimentato un prototipo nel 2015 e ha ricevuto adesso la protesi, spiega: “È cambiato tutto. Posso piegare le dita con la forza voluta e cominciare a dimenticare di dover usare sempre la mano sinistra. All'età di 16 anni ho subito un infortunio sul lavoro e ho perso la mano destra. Poi, con l'avvento di questo dispositivo, ho cominciato a utilizzare entrambe le mani come se fossi normodotato. È cambiato tutto per me, anche il modo di pensare e muovermi".
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