C'è anche un'epatite D. È un'infezione particolarmente aggressiva, soprattutto fra i più giovani, ma per fortuna anche relativamente rara.
Per infettare l'organismo, infatti, l'epatite delta “ha bisogno dell'epatite B, che nel mondo si stima colpisca oltre 20 milioni di persone", spiega Pietro Lampertico dell'Università Statale di Milano. "Possiamo pensare che il 5% dei pazienti italiani con epatite B abbia anche la D".
Finora le cure per questo tipo di epatite erano praticamente inesistenti. Durante il congresso Easl (Associazione europea per lo studio del fegato) di Vienna, però, sono state presentate importanti novità .
"Finora usavamo off-label l'interferone, che però aveva numerosi effetti collaterali - sottolinea l'esperto - All'International Liver Congress sono stati presentati almeno 4 potenziali farmaci in diverse fasi di studio contro l'epatite delta".
Uno va usato in monoterapia per bloccare la replicazione virale, un altro è da abbinare all'interferone, un altro ancora interrompe una tappa enzimatica cellulare della replicazione del virus, e infine un nuovo tipo di interferone. "Su due di questi approcci saranno avviati anche in Italia studi di fase III, che speriamo porteranno a delle nuove terapie contro questa epatite particolarmente aggressiva", conclude Lampertico.
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