Tumore della vescica, la chirurgia non basta

L'associazione della chemio migliora la sopravvivenza

Intervenire chirurgicamente tramite cistectomia in caso di cancro alla vescica non è sufficiente per scongiurare il decesso. Per migliorare le prospettive di sopravvivenza è necessario associare alla chirurgia anche un ciclo di chemioterapia perioperatoria.
Ad affermarlo è uno studio del Queen's University Cancer Research Institute di Kingston, in Canada, firmato dal dott. Christopher Booth, che spiega sulle pagine di Cancer: «il cancro vescicale muscolo-invasivo può essere controllato localmente dalla cistectomia o dalla radioterapia, ma circa la metà dei pazienti muore con metastasi a distanza».
In tal senso, la chemioterapia adiuvante e quella neoadiuvante sembrano aiutare. La prima viene somministrata prima della cistectomia per ridurre il rischio di recidiva, la seconda prima dello stesso intervento allo scopo di migliorarne i risultati e ridurre così le dimensioni del tumore.
Gli studi sulla chemio neoadiuvante sono però contrastanti: «quando una cura è controversa, gli studi di popolazione possono essere utili per valutarne l'efficacia». Insieme ai suoi colleghi, il dott. Booth ha organizzato uno studio di coorte per verificare l'efficacia dei due tipi di chemioterapia in caso di carcinoma della vescica.
I ricercatori hanno consultato l'Ontario Cancer Registry identificando i pazienti affetti dalla patologia e trattati con cistectomia fra il 1994 e il 2008. I dati ricavati sono stati poi incrociati con quelli relativi all'utilizzo della chemio adiuvante e neoadiuvante nello stesso periodo.
I 2.044 partecipanti allo studio sono stati tutti sottoposti a cistectomia per un cancro vescicale muscolo-invasivo. La chemioterapia neoadiuvante è stata utilizzata nel 4 per cento dei casi, mentre quella adiuvante è passata dal 16 al 22 per cento dei casi nel corso degli anni. Per quanto riguarda la sopravvivenza, quella a cinque anni e quella cancro-specifica si sono attestate al 29 e al 33 per cento rispettivamente. I risultati migliori li hanno fatti registrare i pazienti sottoposti a chemioterapia adiuvante.
«Il nostro studio dimostra lo scarso utilizzo globale della chemioterapia perioperatoria, specie quella neoadiuvante, nel cancro vescicale nonostante i suoi potenziali benefici. E ciò rende necessario comprendere meglio i possibili ostacoli alla diffusione di questa terapia», conclude Booth.

Andrea Sperelli


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