Per valutare la forma fisica di una persona non sarà più sufficiente prendere in considerazione l'indica di massa corporea (Bmi), parametro ormai considerato obsoleto e inattendibile.
La formula matematica era stata introdotta nel 1832 dal matematico belga Adolphe Quetelet. L'indice Quetelet è stato successivamente applicato agli studi sull'obesità dal fisiologo Ancel Keys, che coniò l'espressione Body mass index, indice di massa corporea.
Secondo uno studio presentato all'Endocrine Society di Chicago, il Bmi si rivelerebbe inaffidabile nel 53% dei casi, offrendo indicazioni inferiori alla realtà . La ricerca, condotta dagli scienziati della Rutgers University, ha evidenziato che il Bmi era in grado di individuare solo la metà dei pazienti obesi rispetto alla Dexa, un esame a radiazioni ionizzanti che fornisce informazioni accurate sulla composizione corporea.
I ricercatori hanno però scoperto che l'aggiunta della circonferenza della vita al Bmi aumentava al 69% la capacità del parametro di individuare l'obesità , riducendo il margine di errore del 23%.
"Il principale limite del Bmi - sottolinea Anna Maria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) - è che non distingue tra acqua, massa ossea, massa muscolare e tessuto grasso né tra accumulo di grasso viscerale, la cosiddetta pancetta, e grasso sottocutaneo, non tenendo così conto dell'influenza di genere. Le donne, infatti - precisa l'esperta -, hanno più grasso sottocutaneo rispetto agli uomini, localizzato su fianchi e cosce, che è meno dannoso per la salute rispetto al grasso addominale, che i maschi accumulano più facilmente nelle sezioni centrali del corpo. È evidente dunque che utilizzare un unico parametro che non tiene conto di queste sostanziali differenze porta sia a sovrastimare erroneamente l'obesità nelle donne che a sottovalutarla negli uomini, con una pericolosa distorsione della comprensione da parte dei medici del rischio di malattia e mortalità legate all'obesità ".
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