Nuove terapie per la schizofrenia

Possibili grazie alle nuove scoperte sulla sua origine

Un team di ricercatori italiani ha posto la prima pietra per la realizzazione di nuove terapie farmacologiche indirizzate alla cura della schizofrenia. I responsabili del Ceinge - il Centro di ricerca di ingegneria genetica di Napoli - hanno infatti evidenziato l'importanza di un complesso percorso molecolare nell'insorgenza della malattia. Tale percorso ha con ogni probabilità origine sin dalle prime fasi di sviluppo del cervello ed è coinvolto nella manifestazione di alterazioni comportamentali associate alla schizofrenia.
Lo studio, pubblicato su Translational Psychiatry, è stato coordinato dai biologi Alessandro Usiello e Francesco Errico e ha portato alla luce il ruolo dell'aminoacido D-aspartato, in grado di modulare alcuni processi biochimici che influenzerebbero il comportamento dei neuroni coinvolti nella schizofrenia.
Il dott. Usiello spiega: “la nostra ricerca ha mostrato un ruolo protettivo del D-aspartato nel modulare i circuiti cerebrali della schizofrenia, un ruolo incentrato sulla capacità di questo D-aminoacido di potenziare l'attività di una particolare classe di antenne molecolari, i recettori Nmda che risultano essere ipofunzionali nei pazienti affetti da schizofrenia già a partire dalle prime fasi dello sviluppo embrionale, contribuendo a determinare le alterazioni patofisiologiche responsabili dell'insorgenza dei sintomi psicotici”.
Un altro studio italiano, firmato da Alessandro Bertolino dell'Irccs nell'ospedale “Casa sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo, ha evidenziato un'associazione chiara fra una variante nel gene della D-aspartato ossidasi che predice un aumento dei livelli di D-aspartato nel cervello con l'aumento nei soggetti sani della materia grigia corticale e con un miglioramento della memoria a breve termine, due parametri la cui funzionalità appare pregiudicata in caso di schizofrenia.
L'analisi dei ricercatori del Ceinge ha inoltre scoperto l'esistenza di alterazioni nei livelli dell'Rna sotteso alla biosintesi dell'enzima che degrada il D-aspartato nel cervello post-mortem di soggetti affetti da schizofrenia.
L'aumento della D-aspartato ossidasi è una possibile causa di riduzione dei livelli di D-aspartato nel cervello degli stessi pazienti schizofrenici. “Si tratta di una serie di nuove scoperte potenzialmente di grande importanza per la terapia farmacologica - spiega Francesco Errico - perché a distanza di più di sessant'anni dall'introduzione in terapia del primo farmaco antipsicotico e nonostante nel tempo numerosi nuovi composti siano stati utilizzati nel trattamento di questa patologia, persiste ancora una sostanziale mancanza di farmaci innovativi in particolare per alcuni dei sintomi più gravi della schizofrenia come l'appiattimento affettivo, l'apatia e i deficit cognitivi e l'esigenza di nuovi approcci farmacologici è tanto più rilevante se si pensa che circa il 30% dei pazienti non risponde ai comuni trattamenti”.

22/05/2015 14:51:00 Andrea Piccoli


Notizie correlate