Sta per partire la sperimentazione per un vaccino per l'Hiv basato sulla tecnologia dell'mRna, la stessa utilizzata per i vaccini anti-Covid di Pfizer e Moderna. Proprio Moderna, insieme alla Iavi - International AIDS Vaccine Initiative, un'organizzazione senza scopo di lucro per la ricerca sull'Hiv -, ha fornito le dosi necessarie a far partire il trial presso la George Washington University.
Lo studio di fase 1 - Iavi G002 - avrà l'obiettivo di verificare la risposta immunitaria guidata dalle cellule B verso lo sviluppo di anticorpi ampiamente neutralizzanti (bnAb).
La sperimentazione coinvolgerà 56 volontari sani e sieronegativi. 48 partecipanti riceveranno una o due dosi di eOD-GT8 60mer mRNA Vaccine (mRNA-1644), con 32 di loro che riceveranno il boost Core-g28v2 60mer mRNA Vaccine (mRNA-1644v2-Core). Altri 8 volontari riceveranno l'immunogeno boost da solo.
Per 6 mesi, i ricercatori monitoreranno i partecipanti, esaminando in maniera approfondita le loro risposte immunitarie.
I farmaci oggi a disposizione per l'infezione da Hiv hanno un'efficacia altissima che consente, nei casi trattati precocemente, di vivere una vita normale e di cronicizzare la malattia. Resta il rompicapo dell'eradicazione del virus dall'organismo, uno dei principali misteri della medicina moderna. Per anni i ricercatori hanno provato a mettere a punto un vaccino efficace, scontrandosi sempre con l'estrema variabilità del virus Hiv e con la sua capacità di nascondersi per poi riemergere.
"Dal 1981, anno in cui i primi casi di Aids sono stati segnalati, - spiega il direttore di Malattie Infettive dell'Irccs Policlinico Gemelli di Roma, Roberto Cauda - sono stati ottenuti risultati straordinari consentendo di trattare l'Hiv alla stregua di altre malattie croniche. Dalla disperazione dei primi anni si è passati alla speranza e oggi alla cura. Ma la lotta non è ancora conclusa".
La svolta è stata data dai farmaci antiretrovirali, che hanno impedito al virus di continuare a replicarsi indisturbato. "Questo - spiega Gianni Sava, professore di farmacologia all'Università di Trieste e consigliere della Società Italiana di Farmacologia (SIF) - ha permesso di concentrare l'attenzione su terapie sempre più efficaci e meglio tollerate, anche se restano criticità a cui la ricerca sta cercando di dare risposta, come la diminuzione dell'efficacia nel tempo, l'insorgenza di resistenza e la tossicità ".
Gli antiretrovirali agiscono però solo sui virioni replicanti attivati, non sui serbatori latenti, per questo la terapia dura tutta la vita.
“L'utilizzo delle piattaforme a mRna fatto sul Covid - spiega all'ANSA Andrea Antinori direttore dell'UOC Immunodeficienze virali dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani - aprirà nuove porte, potenzialmente interessanti per l'Hiv, ma per ora sono ipotesi o auspici. Nonostante gli annunci fatti negli anni passati, è purtroppo una strada lastricata di insuccessi. L'unica piattaforma in sperimentazione sull'uomo è a vettore adenovirale, si attendono i dati, ma per ora non sembra stia dando grandi risultati: uno studio su donne africane è fallito, un altro su uomini europei e americani è ancora in corso".
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