Aids, c'è un vaccino promettente

Il nuovo vaccino cerca di produrre anticorpi a largo spettro

Quella dei vaccini per l'Aids è una storia contrassegnata da fallimenti. Troppo ostico si è rivelato finora l'Hiv per riuscire a ingabbiarlo dalla risposta immunitaria stimolata da un vaccino. L'Hiv è uno dei virus a più alto tasso di mutazione, ciò che rende lo sviluppo di un vaccino davvero una sfida per i ricercatori.
Ora un nuovo lavoro pubblicato su Science alimenta di nuovo le speranze. Il nuovo vaccino è partito proprio dalle esperienze fallimentari del passato, cercando come obiettivo quello di far produrre all'organismo anticorpi a largo spettro contro l'Hiv che riescano a superare la resistenza del virus.
Uno degli autori - Alberto Cagigi che ha lavorato ai National Institutes of Health (NIH) negli Usa e oggi è alla Nykode Therapeutics in Norvegia - spiega intervistato da Repubblica: "Fare un vaccino contro l'HIV è difficile per diversi motivi: in primo luogo il virus muta molto velocemente, rendendo difficile sviluppare una risposta immunitaria efficace contro tutte queste diverse forme", ricorda Cagigi. "Ma non solo: una delle proteine del virus più importanti per l'infezione dei linfociti T, la Env, ha una buona capacità di evadere il sistema immunitario, sia perché è ricoperta da ombrelli di molecole di zucchero che rendono difficile il legame con gli anticorpi, sia perché alcune delle zone accessibili sono molto simili a componenti del nostro organismo, e quindi la risposta viene a mancare".
Fra queste regioni c'è CD4 binding site, chiamata così perché preposta al riconoscimento della proteina CD4 sui linfociti T, le cellule bersaglio del virus. Si tratta di una componente fondamentale del virus e pertanto risulta ben conservata, al riparo dalle mutazioni. Questo aspetto la candida ad essere un buon bersaglio di un'eventuale risposta anticorpale. Il problema è fare in modo che gli anticorpi riescano a raggiungerla. Allo stato attuale, i ricercatori non riescono a ottenere questo risultato.
"In alcuni casi, nelle persone infettate dal virus si osservano degli anticorpi, prodotti da rare cellule B, che possono legare molto bene il CD4 binding site, neutralizzando così il virus". Uno di questi anticorpi, isolati da una persona infettata da Hiv, sembra essere particolarmente efficace. Si chiama VRC01
Lo scopo del vaccino è quello di amplificare le rare cellule B in grado di produrre i precursori di anticorpi neutralizzanti a largo spettro come VRC01, efficaci contro diversi ceppi virali.
Se l'idea è coerente con lo sviluppo di un prodotto efficace, molto meno semplice appare la sua realizzazione. "Si è stimato che per produrre un anticorpo come VRC01 ci sono voluti circa 15 anni, e questo perché, per avere anticorpi con una tale elevata affinità, le cellule B che li producono devono passare attraverso continui cicli di maturazione, in cui sotto stimolazione dell'antigene vengono via via selezionate le cellule che producono anticorpi con maggiore affinità".
L'obiettivo del vaccino è replicare questo processo, ma come farlo in persone sane? "L'idea è quella di proseguire per gradi, somministrando alle persone un vaccino che faccia aumentare le cellule B in grado di produrre i precursori di questi anticorpi neutralizzanti, per poi espanderli con richiami successivi".
Il team di Cagigi pensa quindi a una vaccinazione sequenziale, con prodotti mirati dapprima a stimolare e aumentare questa rara popolazione di cellule B capace di produrre anticorpi precursori di VRC01 con proteine ingegnerizzate da Env, per poi ristimolarla via via con antigeni sempre più simili alla proteina del virus.
“Abbiamo fatto un primo passo, creando una versione per così dire iniziale in grado di legare il CD4 binding site, la regione conservata della proteina Env dell'HIV", riprende Cagigi, "e i risultati sono stati entusiasmanti".
La sperimentazione di fase 1 ha coinvolto 48 soggetti. Il vaccino si è mostrato sicuro e ha indotto una risposta nel 97% dei partecipanti, facendo aumentare le cellule B che producono i precursori anticorpali neutralizzanti.
"I passi successivi saranno portare questi anticorpi a maturazione per riconoscere e neutralizzare HIV a largo spettro mediante una serie di vaccini sequenziali sempre più simili alla proteina HIV originale, non ingegnerizzata", conclude Cagigi.
Per raggiungere questo obiettivo serviranno ovviamente anni di sperimentazione, ma la strada intrapresa sembra promettente. Una volta sviluppato, il ciclo di vaccinazione a tappe potrebbe durare un paio di anni, assicurando a quel punto una buona protezione per i vaccinati.

02/12/2022 09:30:00 Andrea Sperelli


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