Nei primi nove mesi del 2021 in Italia, secondo i dati ISTAT, sono nati 12.500 bambini in meno rispetto all'anno precedente, a fine anno gli abitanti sono scesi sotto i 59 milioni e a metà secolo i morti saranno il doppio dei nati.
La denatalità è fortemente connessa a fattori sociali e culturali ed è necessario sensibilizzare ancor più le coppie in merito ai tempi della vita fertile. Ne parliamo con la dottoressa Ilaria Caliari del Centro di Medicina delle Riproduzione Biogenesi
Mutano le esigenze e le abitudini sociali e con esse anche il progetto di maternità e di famiglia. Una volta la famiglia veniva costituita presto e le gravidanze si conseguivano in giovane età, ma le necessità di studio e carriera, la maggiore difficoltà a trovare un partner o un lavoro stabile portano sia le donne che le coppie a posticipare la gravidanza. Capita inoltre ancora molto spesso che, anche a causa della disinformazione, le coppie non riescano a esaudire il desiderio di genitorialità nei “tempi corretti”. Con la dottoressa Ilaria Caliari, specialista in ostetricia e ginecologia del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato, abbiamo affrontato i temi chiave che ogni donna dovrebbe conoscere per prevenire problemi di infertilità e preservare la sua fertilità.
1. Il legame tra età della donna e la sua fertilità
La fertilità femminile subisce un rapido declino dopo i 35 anni e le possibilità di avere un figlio in maniera naturale sono estremamente ridotte a partire dai 40 anni. “Con l'avanzare dell'età, in una donna non solo si riduce progressivamente la riserva ovarica di follicoli e ovociti ma aumenta anche il tasso di possibili danni genetici negli ovociti e quindi negli embrioni”, spiega la dottoressa Ilaria Caliari. “Per una donna di 43 anni, se mai la gravidanza dovesse instaurarsi, nel 50% dei casi l'esito sarebbe un aborto spontaneo, dovuto ad anomalie degli embrioni incompatibili con la vita. Per una donna di 44 anni con problemi di sterilità o che non ha mai avuto gravidanze prima, la possibilità di rimanere incinta e portare a termine una gravidanza con successo è quindi rara”.
2. La riserva ovarica e il suo ruolo per la fertilità
La riserva ovarica è un patrimonio “fisso”, che con l'età inevitabilmente inizia a declinare. Il declino comincia a partire dai 30-32 anni, diventa più importante dopo i 35-36 e critico dopo i 40. “Alla nascita, ogni donna possiede una riserva di circa 1-2 milioni ovociti, un gran numero di questi regredisce, pertanto quando una donna si trova nella fase della pubertà e ha la prima mestruazione, iniziando così il suo periodo fertile, dispone di circa 300.000 ovuli”, spiega la dottoressa Caliari. “Valutare il numero di follicoli ovarici presenti nelle ovaie in un certo momento della vita della donna consente dunque di capire a che punto si trova nel suo periodo riproduttivo e all'incirca quanto può durare ancora questo periodo. Ecco perché tra i primi esami che richiediamo a una donna che si rivolge a noi per problemi di infertilità, ce ne sono alcuni che permettono proprio di stimare la riserva ovarica, come misura del potenziale riproduttivo femminile. Questa stima rappresenta un'informazione importante per stabilire come procedere se una donna desidera un bambino. Se fosse bassa, il consiglio sarebbe quello di prendere in considerazione un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita o la crioconservazione degli ovociti”, prosegue la dottoressa Caliari.
3. I giorni fertili
Il calcolo dei giorni fertili, quando si cerca un figlio, è importante per conoscere il periodo del mese in cui aumenta la possibilità di concepire. “Il periodo fertile è determinato dall'ovulazione: a metà ciclo - intorno al quattordicesimo giorno per le donne con ciclo regolare di 28 giorni - il follicolo si apre e l'ovocita, che ha raggiunto il giusto grado di maturazione, discende nelle tube di Falloppio dove potrà essere fecondato. È però importante sapere che gli spermatozoi sopravvivono nel corpo della donna fino a quattro giorni, ampliando dunque la finestra della fertilità”, spiega la dottoressa Caliari.
4. Tasso di gravidanza naturale
Una donna in buona salute, di circa 30 anni ha, ogni mese, una probabilità di concepimento che si aggira attorno al 10-15%. A partire dai 35 anni la fertilità subisce come abbiamo detto un rapido declino e le probabilità di concepimento all'età di 40 anni diminuiscono fino al 5% e nella maggior parte dei casi diventano quasi nulle già a partire dai 45 anni.
5. Prevenzione primaria della fertilità
La prevenzione primaria dell'infertilità, sia femminile che di coppia, è l'intervento più efficace e auspicabile, che consiste in una serie di interventi mirati a mantenere uno stato di benessere fisico e mentale, agendo sull'eliminazione dei fattori di rischio e sulle abitudini di vita. “Un'alimentazione corretta e bilanciata e un corretto stile di vita garantiscono un impatto positivo sulla fertilità: praticare attività sportiva moderata ma costante, eliminare fumo e alcolici contribuisce fortemente a preservare la fertilità, sia nell'uomo che nella donna”, spiega la dottoressa Caliari. “L'inquinamento influisce negativamente sulla fertilità e se per molti è impossibile da evitare, è utile sapere che le diossine e altri agenti inquinanti non sono presenti solo nell'aria, ma possono essere contenuti in molte “creme di bellezza”, così come nei cosmetici e nei detergenti. Un controllo sulle tipologie di prodotti utilizzati può dunque aiutare a eliminare, almeno in parte, sostanze potenzialmente dannose per la fertilità”.
6. Prevenzione secondaria della fertilità
La prevenzione secondaria dell'infertilità femminile consiste nella diagnosi precoce e, quindi, presuppone un percorso diagnostico rapido, efficace e sicuro. “Scoprire per tempo una condizione di infertilità rende possibile un intervento tempestivo, che consente alla donna e alla coppia di non rinunciare definitivamente al sogno di genitorialità”, prosegue la dottoressa Caliari. “La donna, fin dalla giovane età, con l'arrivo del ciclo mestruale, si rivolge ai ginecologi e si sottopone a controlli periodici che consentono di rilevare patologie, quali ad esempio la sindrome dell'ovaio policistico o l'endometriosi, che possono influire negativamente sulla fertilità. Intervenire in maniera tempestiva e precoce può essere determinante per salvaguardare la fertilità femminile e per evitare il più possibile il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Anche l'uomo, meno avvezzo a sottoporsi a controlli dell'apparato riproduttivo, dovrebbe essere stimolato a sottoporsi a controlli semplici, quali la visita andrologica e lo spermiogramma, ma molto efficaci”.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
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