La sepsi uccide 11 milioni di persone in tutto il mondo ogni anno, e 800.000 sono neonati. Si tratta di una grave condizione infiammatoria dell'organismo causata da un'infezione e praticamente incurabile.
La sepsi è la prima causa di morte nel primo mese di vita, legata soprattutto a misure di prevenzione inadeguate e a diagnosi tardiva. Nel corso degli anni, la sopravvivenza dei neonati pretermine è nettamente migliorata, ma questi bambini hanno bisogno spesso di cure ospedaliere prolungate, il che li espone a nuovi rischi infettivi. Il sistema immunitario immaturo può non essere in grado di sopportare le infezioni ospedaliere, che possono diffondersi velocemente in tutto il corpo causando appunto una sepsi.
“Più della metà di tutti i casi di sepsi acquisite in ambito ospedaliero sono prevenibili attraverso misure di prevenzione e controllo delle infezioni", sottolinea la Società italiana di neonatologia. Nonostante i progressi su questo fronte, però la sepsi neonatale rimane una sfida significativa. "Le limitazioni nella diagnosi rapida, l'aumento della resistenza antimicrobica e la carenza di dati epidemiologici accurati continuano a ostacolare gli sforzi globali per ridurre l'incidenza e la mortalità . L'adozione di nuove tecnologie diagnostiche, l'investimento in ricerca per nuovi trattamenti e vaccini e il miglioramento dei sistemi di sorveglianza sono essenziali per affrontare questa sfida", concludono gli esperti.
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