Brutte notizie per le donne in carriera. Secondo uno studio della Ohio State University pubblicato sul Journal of Occupational and Environmental Medicine, le donne più impegnate a livello professionale rischiano più delle altre in termini di salute.
I rischi salgono quando le ore lavorative superano le 40 alla settimana: «Le donne, specialmente quelle che devono ricoprire più ruoli, sentono gli effetti di un impegno lavorativo molto intenso e possono incappare in una serie di malanni e patologie», spiega Allard Dembe, primo autore dello studio. «Le persone non pensano a come le loro prime esperienze professionali possono influire sulla salute nel corso della vita. Le donne di 20-30 e 40 anni inconsapevolmente stanno aprendo la strada a una serie di problemi più avanti negli anni».
Stando a un altro studio dell'Harvard Medical School, le donne in carriera risultano doppiamente a rischio di infarto rispetto a quelle che conducono una vita senza troppe aspirazioni lavorative.
Un ruolo determinante nel predisporre le signore a rischi maggiori è giocato certamente dallo stress. Ciò che determina un indebolimento dell'apparato cardiocircolatorio è il continuo e doppio impegno con la famiglia, da una parte, e il lavoro dall'altra.
Inoltre sembra che l'impossibilità per queste super-donne di dedicarsi ad attività extra, in cui sfogare la loro creatività , sia un'altra delle cause.
La ricerca condotta dalla dottoressa Michelle Albert ha analizzato i dati clinici di circa 17.400 donne tra i 50 e i 60 anni. La scelta dell'età del campione è una scelta mirata in quanto è dopo i 50 anni che si raccolgono i frutti della carriera ancora all'apice e i figli sono ormai abbastanza indipendenti, ma anche quando i ritmi di vita diventano meno intensi i rischi non si abbassano. Infatti c'è da tenere in conto che nel periodo della menopausa si abbassano drasticamente i livelli di estrogeni nel sangue e la protezione per il cuore diminuisce, perciò lo stress diventa ancora più pericoloso.
In termini quantitativi, dalla ricerca è emerso che le donne in carriera, paragonate alle colleghe e coetanee meno impegnate, hanno il 40% in più delle possibilità di sviluppare malattie cardiache e il 43% in più di probabilità di doversi sottoporre a interventi cardio-chirurgici, e un rischio di infarto maggiore dell'88%.
Lo studio vuole sottolineare l'importanza di alcune tecniche per imparare a ridurre lo stress, come i rimedi naturali, le lezioni di coaching. Le donne devono trovare del tempo da dedicare a loro stesse per fare attività stimolanti e appaganti. Senza dimenticare di tenere sotto controllo il cuore con visite di controllo regolari.
La dottoressa Albert non è nuova a questo tipo di indagini, il suo interesse è da sempre la salute delle donne.
Pochi anni fa l'Harvard Medical School di Boston aveva dedicato uno studio alle più comuni cause di stress nelle donne, il fattore che le rende più vulnerabili di subire un infarto, anche se non presentano precedenti o rischi cardiovascolari.
A dover mettere in allarme sono sintomi come la claustrofobia, l'agorafobia o l'irritabilità . Secondo gli studiosi americani, dunque, l'infarto troverebbe le proprie origini nel più profondo di noi stessi.
Lo studio pubblicato nel 2005 aveva preso in esame, durante un arco di tempo di 17 anni, molte decine di migliaia di donne «senza precedenti né rischi cardiovascolari». Il loro metodo di indagine si è basato su di un questionario unico, destinato a misurare il grado di stress di ogni persona interrogata. Tra le domande poste quelle che chiedevano alle donne coinvolte se erano solite andare in crisi per motivi banali, avere paura degli ascensori, farsi prendere dal panico tra gli scaffali di un supermercato, etc.
Era risultato che le donne che affermavano di essere vittima di queste o altre fobie, con maggiore probabilità andavano incontro a disordini cardiaci. Fino al 60% del rischio in più in 17 anni.
Le donne coinvolte nello studio che soffrivano molto di ansietà fobica, affermano i ricercatori, con maggiori probabilità erano anche delle fumatrici, soffrivano di ipertensione e ipercolesterolemia.
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