I nuovi dati dello studio Destiny-Breast04 apparsi sul New England Journal of Medicine dimostrano chiaramente che il farmaco trastuzumab deruxtecan è in grado di abbattere il rischio di progressione e di morte del 50% nelle pazienti affette da cancro al seno metastatico con bassi livelli di espressione di Her2.
La sopravvivenza globale è aumentata di oltre 6 mesi rispetto alla chemio in tutte le pazienti, raggiungendo l'endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione (Pfs) nelle pazienti con malattia ormono-positiva e riducendo il rischio di progressione della malattia o di morte del 49% rispetto alla chemioterapia.
I risultati hanno anche mostrato una riduzione del 36% del rischio di morte con trastuzumab deruxtecan rispetto alla chemioterapia nelle pazienti con malattia Hr positiva (Hr = 0,64; 95% CI: 0,48-0,86; p=0,003) con una sopravvivenza globale (Os) mediana di 23,9 mesi con trastuzumab deruxtecan (95% CI: 20,8-24,8) rispetto a 17,5 mesi con la chemioterapia (95% CI: 15,2-22,4), raggiungendo questo endpoint chiave secondario dello studio.
Il tasso di risposta obiettiva confermata (Orr) è più che triplicato nel braccio trastuzumab deruxtecan rispetto al braccio chemioterapia (rispettivamente 52,6%
[n=175/333; 95% CI: 47,0-58,0%] contro 16,3% [n=27/166; 95% CI: 11,0-22,8%]). Nelle pazienti con malattia Hr positiva trattate con trastuzumab deruxtecan sono state osservate 12 (3,6%) risposte complete (Cr) e 164 (49,2%) risposte parziali (Pr) rispetto a una (0,6%) Cr e 26 (15,7%) Pr nelle pazienti trattate con chemioterapia. La durata mediana della risposta è stata di 10,7 mesi per trastuzumab deruxtecan rispetto a 6,8 mesi per la chemioterapia. «Trastuzumab nel passato ha dimostrato di essere efficace in tumori al seno con alta espressione di Her2, chiamati Her2 positivi, ma non in quelli con bassi livelli di espressione di Her2, cosiddetti Her2Low», commenta Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia medica all'Università di Milano e direttore Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per Terapie Innovative allo Ieo di Milano. «Questo studio mostra che trastuzumab deruxtecan può essere una nuova terapia a bersaglio molecolare altamente efficace e un'opzione terapeutica disponibile per la popolazione di pazienti Her2-low. È importante che i pazienti sappiano quale livello di Her2 esprime il loro cancro, non solo se è positivo o negativo, soprattutto perché lo stato Her2-low può essere determinato utilizzando test comunemente disponibili».
L'aspetto confortante è che l'efficacia di trastuzumab si manifesta nella popolazione complessiva dello studio, quindi su pazienti con diversi livelli di espressione di Her2. «Nel 2020, in Italia, sono stati stimati circa 55mila nuovi casi di tumore della mammella, la neoplasia più frequente in tutta la popolazione. I tumori del seno Her2-low non hanno alta espressione o amplificazione del recettore Her2 e costituiscono il 55% di tutti i carcinomi mammari, di cui l'85% nel gruppo di quelli endocrino responsivo e il 15% nel gruppo triplo negativi. Al momento, questi pazienti ricevono la chemioterapia», spiega Saverio Cinieri, presidente Aiom (Associazione italiana di oncologia medica). «Lo studio Destiny-Breast04 ha confrontato la chemioterapia a trastuzumab deruxtecan, anticorpo coniugato anti-Her2. I risultati della sperimentazione cambiano l'algoritmo di cura in questa patologia e la pratica clinica, perché abbiamo la possibilità di trattare i pazienti con un anticorpo coniugato riducendo gli effetti collaterali della chemioterapia e migliorando il tempo di controllo della malattia e la sopravvivenza globale. Si delinea quindi un nuovo sottotipo di tumore mammario, quello Her2-low, con importanti implicazioni terapeutiche, perché potranno essere utilizzate terapie mirate in una vasta popolazione di pazienti, precedentemente considerata Her2-negativa».
Lo studio non ha evidenziato problemi di sicurezza legati al farmaco.
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