Prima di tutto conviene mantenere la calma. L'enuresi, ovvero la pipì a letto dei nostri bambini, è un disturbo abbastanza diffuso che colpisce più del 6 per cento dei ragazzi e il 2,5 delle ragazze. Ma a cosa è dovuto? A rispondere è uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal da Darcie Kiddoo della University of Alberta, che lo ha coordinato: “le cause che contribuiscono all'enuresi possono essere eccessiva produzione di urina durante la notte, vescica iperattiva e incapacità di svegliarsi in caso di bisogno. Esiste anche una componente genetica: un bambino ha più probabilità di orinare a letto se lo facevano anche i genitori", ha spiegato la dott.ssa Kiddoo. "Anche se l'enuresi non è un sintomo associato a problemi più gravi, un semplice esame delle urine può aiutare i pediatri a escludere altri problemi", ha aggiunto.
Per quanto riguarda i trattamenti, mentre a livello farmacologico si stanno testando alcuni antidepressivi, l'idea di installare degli allarmi notturni che sveglino il bambino alla prima comparsa della pipì rimane buona: “l'aspetto più critico, tuttavia, rimane la costruzione di confidenza e controllo di sé: il bambino potrebbe avere problemi di autostima", ha commentato la Kiddoo.
Secondo Mark Feldman, un pediatra che ha contribuito a redigere le linee guida emanate dalla Società canadese di Pediatria sull'argomento, “non si tratta di un vero e proprio problema visto che il 10-15% dei bambini di cinque anni e il 6-8% dei piccoli di otto bagna regolarmente le lenzuola, senza che ciò nasconda cause psicologiche o mediche. È il sonno profondo - puntualizza Feldman - che porta il piccolo a non controllare lo stimolo. Ciò non deve diventare un motivo di preoccupazione e non necessita di trattamenti farmacologici, a meno che - secondo l'esperto - il bimbo continui a fare pipì a letto oltre gli otto-dieci anni, per almeno due volte a settimana''.
I suggerimenti pratici sono:
- mostrare al bambino come vero e proprio ‘traguardo' l'alzarsi durante la notte per andare al bagno che deve essere più vicino possibile alla sua stanza;
- evitare di somministrare ai piccoli eccessivi liquidi nelle ore serali, in particolar modo bevande contenenti caffeina;
- farli comunque andare alla toilette poco prima di coricarsi ed eventualmente, nel ritrovare il materasso umido la mattina, coinvolgerli in maniera non punitiva nel riassetto e nel cambio delle lenzuola;
- un altro stratagemma per insegnare ai bambini ad andare al bagno come gli adulti è quello di svegliarli durante la notte per accompagnarli e, poi, premiarli per il loro comportamento corretto.
In ogni situazione, il segreto è sempre quello di non farsi mai vedere alterati o preoccupati, per non andare a ledere l'autostima del bimbo o addirittura scatenare in lui frustrazioni o conflitti interni. “Ultima spiaggia - conclude Feldman - sono i trattamenti a breve termine con desmopressina, i quali, però, sono più indicati in situazioni di emergenza, quali ad esempio le vacanze fuori casa o il campeggio''.
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