Alcuni trattamenti utilizzati in caso di emorragia cerebrale non sembrano efficaci come pensato, secondo le conclusioni delle nuove linee guida pubblicate su Stroke dagli esperti dell'American Heart Association/American Stroke Association.
«Molti progressi sono stati fatti in diverse aree correlate ai sanguinamenti intracerebrali, tra cui l'organizzazione dei sistemi sanitari regionali, l'inversione degli effetti avversi degli anticoagulanti, le procedure chirurgiche minimamente invasive e le patologie dei piccoli vasi», spiega Steven Greenberg, presidente del gruppo di esperti che ha stilato il documento nonché professore di neurologia alla Harvard Medical School e neurologo al Massachusetts General Hospital di Boston.
L'emorragia cerebrale causa la morte nel 30-40% dei casi. Il nuovo documento suggerisce che alcune tecniche utilizzate finora in realtà sono poco efficaci e spesso non necessarie. Ad esempio, non serve indossare calze compressive per prevenire la trombosi venosa profonda dopo un ictus emorragico.
Al contrario, la compressione pneumatica intermittente che prevede l'uso di stivali gonfiabili che stringono ritmicamente i muscoli della gamba all'altezza del polpaccio può essere utile se avviata nella stessa giornata della diagnosi di ictus emorragico.
Per quanto riguarda le terapie ospedaliere, secondo gli studiosi la somministrazione di steroidi per prevenire le complicanze di un ictus emorragico è inefficace. Inoltre, le trasfusioni di piastrine possono anche peggiorare la prognosi dei sopravvissuti all'ictus.
Stroke 2022. Doi: 10.1161/STR.0000000000000407
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