Leucemia, efficace zanubrutinib

Tasso di risposta superiore rispetto a ibrutinib

Il farmaco zanubrutinib si è rivelato superiore nel tasso di risposta obiettiva (ORR) rispetto a ibrutinib nel trattamento della leucemia linfatica cronica. Nello studio di fase 3 ALPINE, l'ORR dell'inibitore della tirosin chinasi di Bruton zanubrutinib è stato dell'80,4% contro il 72,9% fatto segnare dall'inibitore di prima generazione ibrutinib.
Inoltre, zanubrutinib si è dimostrato generalmente ben tollerato e ha mostrato un profilo di sicurezza e tollerabilità coerente con quello già riportato.
Lo studio ALPINE ha coinvolto 652 pazienti adulti con leucemia linfatica cronica o piccolo linfoma linfocitico recidivati o refrattari che avevano ricevuto in precedenza almeno una terapia sistemica. Dei pazienti arruolati, 415 sono stati assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento con zanubrutinib 160 mg due volte al giorno (207) oppure ibrutinib 420 mg una volta al giorno (208).
L'endpoint primario dello studio era l'ORR valutato dagli sperimentatori. Altri end point includevano la durata della risposta (DOR), la sopravvivenza libera da malattia (PFS), la sopravvivenza globale (OS), i risultati riportati dai pazienti, la fibrillazione atriale di qualsiasi grado e la sicurezza.
Nel braccio trattato con zanubrutinib il tasso di sopravvivenza libera da progressione a 12 mesi è risultato superiore a quello del braccio trattato con ibrutinib: 94,9% contro 84%. La sopravvivenza globale è stata invece abbastanza simile, 97% quella del primo gruppo contro il 92% del secondo.
Sul fronte della sicurezza, con zanubrutinib si è osservato un tasso di fibrillazione e flutter atriali di qualsiasi grado più basso rispetto a ibrutinib. A un follow-up mediano di 24,2 mesi il tasso di fibrillazione atriale è risultato del 4,6% nel braccio trattato con zanubrutinib (15) contro 12,0% (39) nel braccio di confronto.
Gli eventi avversi di grado 3 o superiore più comuni sono stati neutropenia (14,2% con zanubrutinib contro 13,9% con ibrutinib), ipertensione (rispettivamente, 12,7% contro 10,2%), polmonite (4% contro 7,4%), diminuzione della conta dei neutrofili (4,3% contro 4,0%) e polmonite da COVID-19 (4,3% contro 3,1%). Tra i 324 pazienti nel braccio zanubrutinib il 13% ha interrotto il trattamento a causa della tossicità contro il 17,6% dei 324 pazienti del braccio ibrutinib.
Il dossier di approvazione del farmaco è già stato consegnato agli enti regolatori di Stati Uniti e Unione Europea. La prima approvazione si attende per l'autunno da parte della Food and Drug Administration americana.

20/04/2022 12:20:00 Andrea Sperelli


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