Come affrontare il primo giorno di scuola

Aiutare i bambini a vivere positivamente l'esperienza

Per i più piccoli l'ingresso alla scuola dell'infanzia equivale a uscire dal nido, per spiccare il primo volo verso l'autonomia e l'integrazione sociale. È importante che i genitori ne siano convinti e non trasmettano ansie ingiustificate. Cosa fare allora? Prima di tutto occorre rassicurarsi: ci saranno persone affidabili e lui saprà cavarsela benissimo, ha le risorse per farlo!
Sarà di aiuto per tutti conoscere ambiente e persone a cui affiderete il bambino. Sarebbe quindi opportuno presentarsi agli insegnanti, informarsi sulle regole della scuola, non essere troppo critici e polemici e stabilire un buon rapporto di conoscenza reciproca. Successivamente potrebbe essere utile parlare con il piccolo, informandolo e coinvolgendolo, senza tuttavia eccedere creando troppa attenzione.
Basterà fargli sapere che conoscete l'ambiente, che approvate le regole della scuola e che siete sicuri che andrà tutto bene perché sarà in buone mani. Sentire la vostra fiducia, servirà a tranquillizzarlo.
Con l'ingresso alla scuola primaria è importante far comprendere al bambino che la scuola lo aiuterà ad arricchire le sue conoscenze: il messaggio è "qui si diventa grandi davvero!". Siate vigili su eventuali difficoltà specifiche, ma rispettate i suoi tempi e non vi allarmate eccessivamente se presenta dei piccoli ritardi sui tempi di lettura e di scrittura. Non chiedetegli troppo, e non eccedete con le richieste: apprendere deve essere un piacere, non un impegno stressante, anche se dovrete aiutare il bambino a responsabilizzarsi sui suoi doveri.
L'ingresso alla scuola secondaria è particolarmente delicato, soprattutto perché segna il passaggio verso l'adolescenza. Si tratta di un periodo carico di stimoli e di rischi: informate correttamente i vostri figli sui pericoli delle dipendenze, sull'evoluzione sessuale, sul modo di gestire correttamente la relazione con l'altro sesso, sui pericoli del web. Siate vigili e attenti senza essere pressanti, promuovete la vicinanza emotiva e la tenerezza senza violare la sua privacy, abbiate rispetto per l'autonomia e per l'immagine sociale.
Nonostante i buoni propositi dei genitori, vi possono essere delle manifestazioni fisiche di disagio, ad esempio insonnia, inappetenza o anche aggressività.
“In questi casi l'importante è non allarmarsi e cercare di rassicurare il piccolo in modo semplice. Senza troppe parole, ma con la vicinanza e la condivisione", puntualizza Simonetta Gentile, responsabile di Psicologia clinica del Bambino Gesù. “È molto importante accompagnare il bambino in aula, così gli sarà presentato l'insegnante e il nuovo ambiente. Lo stesso accorgimento andrà adottato anche nell'incontro con gli altri suoi coetanei. Più graduale sarà il distacco e meno possibilità di sofferenza si potranno manifestare. Un altro motivo di ansia è rappresentato dal passaggio tra la scuola dell'infanzia e quella primaria".
"In genere l'adattamento avviene con naturalezza, ma se questo non si verifica si può comunque porre rimedio. Come? Spiegargli che si tratta di un 'momento di crescita gratificante' e che in queste circostanze ci si comincia a sentire grandi. Bisogna fargli comprendere questo passaggio magari assistendolo anche in questa circostanza mentre conosce spazi, persone ed esplora nuovi contesti che dovrà affrontareâ€.
Qualche timore può esserci anche per i ragazzi più grandi, in particolare chi affronta il passaggio dalla scuola primaria alla secondaria. “Uno dei principali motivi di ansia e stress è caratterizzato dal bullismo - spiegano gli specialisti -. Si tratta di un fenomeno in espansione e che colpisce, in particolar modo, i ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 17 anni. Spesso nelle scuole superiori avviene per mezzo di un vero e proprio 'rito di iniziazione'. In sostanza, si deve sottostare alla legge del più forte per poter essere lasciati in pace. Un problema molto serio, al quale si può rimediare cercando di non isolare gli artefici delle azioni, ma di riportarli all'interno del gruppo di classe, coinvolgendoli".
Cosa può fare un genitore? Senz'altro prestare la massima attenzione ai segnali che provengono dai ragazzi, che il più delle volte esprimono il loro disagio attraverso il proprio sguardo e il proprio atteggiamento più che con le parole.

06/09/2018 14:24:00 Andrea Sperelli


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