Le persone con gruppo sanguigno A mostrano un rischio più elevato di ictus precoce. Lo dice una metanalisi pubblicata su Neurology da un team coordinato dall'Università del Maryland che ha analizzato gli ictus di 17.000 pazienti under 60 in vari paesi.
L'ictus ischemico si verifica quando l'afflusso di sangue al cervello si interrompe per l'ostruzione di un'arteria. A seguito dell'ictus il soggetto mostra problemi di movimento, difficoltà di linguaggio e di pensiero.
"Il numero di persone che incorrono in un ictus precoce è in aumento. E sono proprio queste persone ad avere maggiori probabilità di morire a causa dell'evento ischemico e di affrontare decenni di disabilità . Ciononostante - ha detto Steven J. Kittner, professore di neurologia all'Università del Maryland e tra i principal investigator della ricerca - ci sono poche ricerche sulle cause degli ictus precoci".
Il team guidato da Kittner ha esaminato i cromosomi dei pazienti colpiti da ictus e quelli di persone sane, scoprendo che c'è un legame fra le probabilità di un ictus precoce e l'area del cromosoma dove è localizzato il gene del gruppo sanguigno.
I dati indicano un rischio di ictus a esordio precoce più alto del 18% fra le persone con gruppo sanguigno A e più basso del 12% fra quelle del gruppo sanguigno 0.
"L'associazione tra gruppo sanguigno e ictus tardivo era molto più debole di quella che abbiamo trovato tra gruppo sanguigno e ictus precoce", ha inoltre spiegato Braxton D. Mitchell, professore di Medicina all'Università del Maryland, anche lui come Kittner principal investigator dello studio.
"Al momento, il gruppo sanguigno non ha implicazioni per una reale prevenzione. Il rischio di ictus dovuto al gruppo sanguigno è inferiore rispetto ad altri fattori di rischio di cui siamo a conoscenza, come il fumo e l'ipertensione", aggiunge Mitchell, che conclude: "Mi preoccuperei di più nel prevenire questi fattori di rischio, soprattutto perché su di loro si può intervenire realmente". Per Mitchell il gruppo sanguigno potrebbe essere considerato come un fattore aggiuntivo: "Ciò che questa ricerca ci sta dicendo è che forse il gruppo sanguigno può rendere le persone più suscettibili all'ictus precoce".
"Non sappiamo ancora perché il gruppo sanguigno A conferirebbe un rischio più alto di ictus precoce - ha detto Kittner -. Probabilmente le ragioni hanno qualcosa a che fare con fattori di coagulazione del sangue come le piastrine, o con le cellule che rivestono i vasi sanguigni, o con le proteine circolanti che svolgono un ruolo nella formazione di coaguli di sangue". "È chiaro - ha aggiunto e concluso l'esperto - che abbiamo bisogno di più studi di follow-up per chiarire i meccanismi alla base dell'incremento di rischio di ictus".
"Questo studio solleva una questione importante che richiede indagini più approfondite sul modo in cui il gruppo sanguigno, geneticamente determinato, possa avere un ruolo nel rischio di ictus precoce - ha commentato i risultati della ricerca Mark T. Gladwin vicepresidente per gli Affari Medici, professore e preside della facoltà di medicina dell'Università del Maryland. "E - ha aggiunto - indica l'urgente necessità di trovare nuovi modi per prevenire questi eventi potenzialmente devastanti nelle persone giovani".
«Questi risultati non devono allarmare, ma diventare una risorsa in più per la prevenzione - commenta il presidente dell'Italian Stroke Association, Mauro Silvestrini dell'Università Politecnica delle Marche -, sollecitando soprattutto i soggetti con gruppo A e B a una maggior attenzione verso fattori di rischio come fumo, sovrappeso, ipertensione, ipercolesterolemia o diabete, tutte condizioni modificabili mediante corretti stili di vita o appositi trattamenti. In generale poi tutti, compresi i soggetti con gruppo zero che in questo studio sembrerebbero quelli più tutelati, devono comunque conoscere i sintomi che ci fanno accorgere in tempo del sopravvenire di un ictus. La perdita di forza o di sensibilità a un braccio o a una gamba, la riduzione o la perdita di visione da un occhio, l'incapacità di esprimersi correttamente o di comprendere qualcuno che ci sta parlando, un improvviso e violento mal di testa in chi non ha una storia di cefalea. Saperli riconoscere può salvare la vita».
Fonte: Neurology
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