Il vaccino anti-Covid ha avuto fra gli altri l'effetto di abbattere la mortalità nei pazienti affetti da malattia renale cronica e in dialisi. A dimostrarlo sono i dati di un'analisi realizzata dall'Istituto Superiore di Sanità con la Società Italiana di Nefrologia.
“Nel paziente in dialisi, la vaccinazione ha sicuramente abbattuto la mortalità”, spiega Piergiorgio Messa, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN). “Nelle fasi pre-vaccinali del Covid, i nostri pazienti sono stati caratterizzati dall'aver avuto una mortalità altissima. Su 100 pazienti in dialisi o trapiantati che contraevano il Covid prima del vaccino, fino al 40% purtroppo moriva. Dopo i vaccini noi abbiamo oggi una mortalità che è sotto al 5%”.
Messa sottolinea però che “la diffusione del virus è molto aumentata e il virus è ancora lontano dall'essere sotto controllo. Questo ci induce, nei nostri centri di dialisi e trapianto, a mantenere ancora attive tutte le precauzioni, oltre che a continuare a raccomandare le vaccinazioni”.
Un morto su 4 per Covid-19 mostra danni renali acuti. L'infezione da Sars-CoV-2, infatti, può colpire anche i reni di persone sane, compromettendone la funzionalità. Inoltre, chi soffre di Long Covid ha un rischio maggiore di sviluppare problemi ai reni.
Già all'inizio della pandemia i medici di Wuhan avevano segnalato casi di insufficienza renale acuta associata a infezione da Sars-CoV-2. A distanza di 2 anni, gli studi mostrano che il danno renale si manifesta in una quota che va dal 24 al 57% dei ricoverati per Covid-19, ma può arrivare anche all'80% in chi ha bisogno di cure intensive.
I dati dell'Istituto Superiore di Sanità indicano che su un campione di circa 7.900 morti, il 24,9% riportava un danno renale acuto. Le cause vanno attribuite sia a effetti diretti che indiretti.
"Il virus - spiega Massimo Morosetti, presidente Fondazione Italiana del Rene (FIR) e direttore UOC Nefrologia dell'Ospedale Grassi di Roma - provoca sui reni un effetto indiretto, determinato dalla risposta infiammatoria diffusa che provoca la liberazione di mediatori dell'infiammazione nel sangue, il cui accumulo è tossico per reni".
Sars-CoV-2 però arriva anche direttamente nei reni che abbondano di recettori ACE2, porta d'ingresso del virus nelle cellule. "Le ultime evidenze - prosegue Morosetti - mostrano che il virus può infettare direttamente le cellule renali e causare un processo di fibrosi".
Oltretutto l'infiammazione può protrarsi per mesi. Una ricerca su 89.000 veterani americani mostra un calo del 50% delle funzioni renali, in molti casi fino a un anno dopo l'infezione da Sars-CoV-2.
Le informazioni di medicina e salute non sostituiscono
l'intervento del medico curante
Questa pagina è stata letta
237201 volte