Tre analisi post hoc sui risultati aggregati degli studi di fase III ASCEND e CAPACITY hanno indicato che, a differenza di quanto osservato con il placebo, i soggetti affetti da IPF trattati con pirfenidone presentano una riduzione del rischio di decesso, un calo della dispnea riferita dai pazienti e una maggiore sopravvivenza libera da progressione (PFS) con un numero inferiore di ricoveri ospedalieri per cause respiratorie.
Da una quarta analisi di dati di real-world riguardanti la persistenza, ricavati dai rimborsi assicurativi sanitari negli Stati Uniti, i pazienti hanno mostrato complessivamente una buona aderenza al trattamento. Il 76,2% dei pazienti trattati con pirfenidone rimangono in terapia evidenziando elevata persistenza.
«Questi dati ci permettono di comprendere meglio il modo in cui pirfenidone potrebbe aiutare i soggetti affetti da IPF rallentando la progressione della malattia e forniscono, inoltre, informazioni sulla gestione dell'IPF nel contesto della reale pratica clinica», ha dichiarato Sandra Horning, MD, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche.
Nella prima analisi post hoc sui risultati aggregati degli studi di fase III, pirfenidone, rispetto al placebo, si è associato a una riduzione del rischio di mortalità per ogni causa pari al 72% a un anno nei pazienti con compromissione più avanzata della funzionalità polmonare.
Sempre a un anno, pirfenidone, rispetto al placebo, ha inoltre prodotto una riduzione relativa del 56% della percentuale di pazienti andati incontro a decesso oppure a un peggioramento assoluto della capacità vitale forzata (CVF) ≥ 10%.
Nella seconda analisi post hoc sui risultati aggregati degli studi di fase III, il trattamento con pirfenidone si è associato a una minore progressione della dispnea nei pazienti con compromissione moderata della funzionalità polmonare valutata mediante lo strumento University of California, San Diego Shortness of Breath Questionnaire (UCSD-SOBQ).
Nei pazienti con funzionalità polmonare meno conservata (stadio GAP [Gender-Age-Physiology] II/III), il punteggio UCSD-SOBQ mediano si è attestato a 9,2 e a 13,0 rispettivamente nei soggetti trattati con pirfenidone e in quelli trattati con placebo (differenza mediana pari a −3,67; IC al 95% −6,50, −1,00; p = 0,009). Inoltre, una percentuale inferiore di pazienti trattati con pirfenidone ha manifestato incrementi più pronunciati dei punteggi UCSD-SOBQ a un anno.
La terza analisi post hoc sui risultati aggregati degli studi di fase III ha riguardato l'effetto esercitato da pirfenidone sulla progressione della malattia nell'arco di un anno, avvalendosi di una nuova definizione di PFS comprendente i ricoveri ospedalieri per cause respiratorie. La nuova definizione ha determinato un hazard ratio della sopravvivenza libera da progressione pari a 0,49 (IC al 95% 0,38, 0,64; p < 0,0001) a favore di pirfenidone rispetto al placebo.
I dati pubblicati di recente nell'American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine (AJRCCM) hanno inoltre evidenziato retrospettivamente che pirfenidone ha ridotto il rischio di ricoveri ospedalieri per cause respiratorie rispetto al placebo (7% contro 12%; HR 0,52; IC al 95% 0,36, 0,77; valore di p = 0,001). Tra i pazienti ricoverati per qualsiasi ragione, pirfenidone si è associato a un minor rischio di decesso a seguito del ricovero ospedaliero.
Infine, nel primo studio retrospettivo condotto su dati di real world relativi all'aderenza e alla persistenza d'uso di terapie antifibrotiche per il trattamento dell'IPF, i pazienti trattati con pirfenidone hanno mostrato un tasso elevato di aderenza durante il periodo di follow-up dello studio.4 Il 76,2% dei pazienti trattati con pirfenidone ha evidenziato persistenza d'uso della terapia.
La fibrosi polmonare idiopatica (Idiopathic Pulmonary Fibrosis, IPF) è una malattia mortale provocata dalla formazione progressiva e irreversibile di tessuto cicatriziale (fibrosi) nei polmoni, che rende difficile respirare e impedisce a cuore, muscoli e organi vitali di ricevere abbastanza ossigeno per funzionare correttamente. La malattia può progredire rapidamente o lentamente, ma alla fine i polmoni si irrigidiscono e smettono di funzionare. Il rapido peggioramento dell'IPF è peggiore di quello della maggior parte dei tumori; in uno studio recente, solamente i pazienti con carcinoma polmonare o del pancreas hanno dimostrato una sopravvivenza peggiore.
Circa 100.000 persone negli Stati Uniti e 110.000 in Europa soffrono di IPF. La causa è sconosciuta e non c'è alcuna cura risolutiva. Un numero limitato di pazienti con IPF si sottopongono al trapianto di polmone. Inevitabilmente l'IPF comporta una riduzione del fiato e una distruzione dei tessuti polmonari sani. Metà dei pazienti con IPF non sopravvive a tre anni dalla diagnosi, e il tasso di sopravvivenza a cinque anni è di circa 20-30%. L'IPF colpisce generalmente persone di età superiore a 45 anni e tende a svilupparsi più spesso negli uomini che nelle donne.
Pirfenidone è un farmaco orale approvato per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica e disponibile in oltre 40 Paesi in tutto il mondo. Sebbene il meccanismo d'azione di pirfenidone non sia stato ancora pienamente compreso, si ritiene che il farmaco interferisca con la produzione del fattore di crescita trasformante (TGF) beta, una piccola proteina presente nell'organismo coinvolta nelle modalità di proliferazione cellulare e cicatrizzazione (fibrosi), e del fattore di necrosi tumorale (TNF) alfa, un'altra piccola proteina implicata nell'infiammazione. Pirfenidone ha ottenuto la designazione di medicinale orfano ed è stato approvato in Europa nel 2011 per l'uso in pazienti adulti con IPF da lieve a moderata, e negli Stati Uniti ad ottobre 2014 in pazienti affetti da IPF. Nei primi mesi del 2017, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato le compresse di pirfenidone da 801 mg e 267 mg come nuove opzioni di somministrazione del medicinale per il trattamento dell'IPF. Le nuove compresse da 801 mg, ora disponibili negli Stati Uniti, offrono alle persone affette da IPF un'opzione di mantenimento per l'assunzione di pirfenidone con un numero di pillole inferiore al giorno.
Pirfenidone è stato approvato per il trattamento dell'IPF sulla base del più ampio programma di studi clinici condotto finora, che ha incluso tre studi di fase III (ASCEND e CAPACITY I e II), per un totale di 1.247 pazienti. Pirfenidone vanta un profilo di sicurezza consolidato. Gli eventi avversi più comuni sono rappresentati da affaticamento e anoressia, o sono correlati al tratto gastrointestinale (nausea, diarrea, dispepsia) e alla cute (rash e reazione di fotosensibilità ).
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