Una revisione pubblicata su Lancet Psychiatry fornisce nuove raccomandazioni per il trattamento dell'anoressia nervosa in gravidanza. La gestione della malattia, spiega il team diretto da Megan Galbally del Monash University in Australia, richiede un approccio multidisciplinare.
L'anoressia colpisce soprattutto donne fra i 12 e i 51 anni, cioè nella fase riproduttiva della loro vita. Si tratta di un disturbo mentale fortemente associato al suicidio e a complicazioni mortali derivanti dalle conseguenze del digiuno.
«Sebbene l'anoressia nervosa sia un disturbo a bassa prevalenza, e anche a minore prevalenza in gravidanza, è associata a rischi sostanziali per la madre e il bambino quando è poco riconosciuto e sottogestito. Nonostante la complessità e il rischio della gestione dell'anoressia nervosa in gravidanza, sono disponibili pochi studi per
orientare l'assistenza».
La revisione ha individuato 8 studi sulla gestione del disturbo in gravidanza, la cui analisi ha permesso di sintetizzare nuove raccomandazioni. Nelle donne colpite dal disturbo sono emersi maggiori rischi di parto con bambino nato morto, basso peso alla nascita o nascita pretermine.
«La gestione dell'anoressia nervosa necessita un approccio multidisciplinare con competenze in salute mentale, cure mediche specialistiche e dietetica, come minimo; in gravidanza, gli esperti chiave includono ostetrici (soprattutto esperti che gestiscono gravidanze ad alto rischio), medici con competenze in gravidanza, dietologi che hanno anche competenze nelle esigenze nutrizionali in gravidanza, pediatri e professionisti della salute mentale con competenze perinatali», sostengono gli autori.
Molti dei principi adottati per gli adulti valgono anche per le donne in gravidanza, ma è necessario apportare qualche modifica e adattarsi ai cambiamenti che si verificano durante la gestazione. Ovviamente, vanno considerati anche il benessere e lo sviluppo corretto del feto.
Fonte: Lancet Psychiatry 2022. Doi: 10.1016/S2215-0366(22)00031-1.
Lancet Psychiatry
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