Si scrive virus respiratorio sinciziale (vrs), si legge bronchiolite. È l'incubo dei genitori di bambini piccoli, soprattutto sotto l'anno di età . Nei neonati, infatti, il virus può causare difficoltà respiratorie che possono portare anche al ricovero in ospedale. Non c'è vaccino e non c'è antivirale specifico per il vrs, ma è in arrivo un'importante novità terapeutica per prevenirlo. Il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha dato, infatti, parere positivo a un anticorpo monoclonale specifico per il vrs che, se approvato in via definitiva, potrà essere somministrato a tutti i neonati.
“È un anticorpo ad altissima tecnologia che si somministra una volta sola, dura 5 mesi e agisce subitoâ€, spiega Fabio Midulla, presidente della Società italiana malattie respiratorie infantili (Simri) e responsabile pediatrico dell'Umberto I di Roma. “È un'importante novità che, secondo gli studi, è efficace nel ridurre sia le ospedalizzazioni per vrs, sia le visite dal pediatraâ€, precisa lo pneumologo. Secondo quanto pubblicato sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine, infatti, l'anticorpo monoclonale ridurrebbe del 70% le visite dal medico e del 78,4% le ospedalizzazioni nel caso di neonati pretermine, mentre del 74,5% le visite e del 62% le ospedalizzazioni nei pretermine e nei neonati a termine.
Inoltre se finora i monoclonali esistenti per prevenire il vrs si potevano usare solo in alcune categorie di pazienti particolarmente vulnerabili a rischio di sviluppare forme severe di malattia, come i neonati pretermine, i cardiopatici, i bambini che hanno malattie croniche respiratorie o malattie neuromuscolari, questo nuovo anticorpo potrà essere diretto a tutti i neonati, con buona pace dei genitori in ansia all'arrivo dei primi freddi.
Il vrs è un virus stagionale che circola da novembre a marzo. È stato stimato che in un anno si ammalano di questo virus nel mondo 30 milioni di bambini sotto ai 5 anni, più di 3,5 milioni di questi bambini vengono ricoverati e circa 100.000 muoiono, prevalentemente nei paesi in via di sviluppo.
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