Nuovo vaccino contro l'Herpes Zoster

Speranze per i pazienti reumatologici

Il nuovo vaccino contro l'Herpes Zoster sarà utilizzabile anche per i pazienti fragili, come coloro che sono affetti da patologie reumatologiche infiammatorie croniche come l'artrite reumatoide e l'artrite psoriasica o da malattie autoimmunitarie sistemiche come il lupus. A causa delle terapie immunosoppressive, questi pazienti hanno un'incidenza di rischio di infezione da herpes zoster decisamente superiore alla popolazione normale. Per questo è prioritario pensare a una forma di vaccinazione nei confronti di questi soggetti.
L'herpes zoster è una malattia caratterizzata da una eruzione cutanea spesso accompagnata da prurito e dolore di elevata intensità, causata dalla riattivazione del virus varicella zoster (VZV), lo stesso virus che causa la varicella, di solito contratto durante l'infanzia. “L'infezione da virus varicella zoster è estremamente comuneâ€, sottolinea il Prof. Andreoni, Professore Ordinario di Malattie Infettive all'Università di Roma Tor Vergata e Direttore Scientifico Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali - SIMIT. “Si stima che circa il 95% dei soggetti con più di 40 anni sia stato infettato da questo virus: ciò significa che in età più matura possono sviluppare un episodio di herpes zoster. Si calcola che almeno un terzo di tutte le persone adulte avrà nella propria vita almeno un episodio di herpes zoster. Questa patologia ha conseguenze assai gravi, come una sintomatologia neurologica (nevralgia posterpetica) che si caratterizza per un dolore ai limiti della sopportabilità. Da un punto di vista epidemiologico possiamo dire che in soggetti con più di 50 anni con herpes zoster questa complicanza occorre in circa l'80% dei casi, un dato che evidenzia come la gravità e le conseguenze della patologiaâ€.
Il nuovo vaccino a disposizione contro gli episodi di herpes zoster presenta delle caratteristiche che lo propongono come particolarmente indicato per i pazienti più fragili. “Fino a oggi abbiamo avuto a disposizione un vaccino a virus vivo attenuatoâ€, sottolinea la Prof.ssa Sticchi, Dipartimento Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova-Policlinico San Martino di Genova, “che tuttavia non può essere somministrato nei soggetti immunocompromessi, come coloro che sono in trattamento con farmaci immunosoppressori, spesso utilizzati nei pazienti reumatologici. Il nuovo è un vaccino ricombinante adiuvato: contiene la glicoproteina E del virus combinata ad un sistema adiuvante che stimola la risposta immunitaria. Negli studi condotti il vaccino ricombinante ha dimostrato di essere sicuro ed altamente efficace. In quanto inattivato potrà essere considerato anche nei pazienti molto fragili che non possono ricevere il vaccino vivo attenuato, permettendo pertanto di cambiare l'approccio vaccinale nei loro confrontiâ€.
L'infezione da herpes zoster nelle malattie croniche reumatologiche si lega soprattutto alla terapia immunosoppressiva seguita dai pazienti, che finisce spesso per ridurre le difese immunitarie.
“Molti dei farmaci usati per curare le patologie reumatologiche intervengono abbassando le difese del sistema immunitario - spiega il Prof. Gerli, Professore Ordinario di reumatologia presso l'Università degli Studi di Perugia - Con le terapie biologiche o biotecnologiche di recente introduzione il rischio è anche leggermente aumentato. Per quanto riguarda l'herpes zoster, la frequenza è decisamente in crescita rispetto al rischio delle terapie tradizionali. Un fenomeno evidente ad esempio con i JAK inibitori, che producono vistosamente questo effetto. Diventa dunque prioritario prevenire l'infezione: per questo l'ipotesi della vaccinazione è al centro della nostra attenzione. Per valutare il discorso vaccinale, dovremo chiarire le tipologie di paziente, in funzione della patologia e della terapia, ma adesso possiamo contare su scenari inediti rispetto al passato grazie alla nuova conformazione di questo vaccino. Pensare a una vaccinazione globale di tutti i nostri pazienti, visti gli ampi numeri, non è possibile, ma potremo gradualmente identificare quelli a maggior rischio per impostare un piano vaccinale che copra prioritariamente quelli più a rischio e permetta di mettere in campo un'efficace prevenzioneâ€.
Il nuovo vaccino è indicato per la prevenzione dell'Herpes Zoster (HZ) e della Nevralgia Post-Erpetica (NPE) in soggetti di età pari o superiore a 50 anni e in soggetti di età pari o superiore a 18 anni ad aumentato rischio di malattia.
Il vaccino viene somministrato in due dosi con un intervallo di 2-6 mesi, può
essere somministrato in concomitanza con il vaccino antinfluenzale stagionale inattivato non adiuvato, con il vaccino antipneumococcico polisaccaridico 23-valente e con il vaccino difterico, tetanico e pertossico acellulare (dTpa) a contenuto antigenico ridotto.
«Alla luce delle evidenze scientifiche oggi disponibili per i vaccini contro Herpes Zoster vivo attenuato (ZVL) e ricombinante adiuvato (RZV) si ritiene che, in termini di impatto clinico, l'utilizzo del vaccino ricombinante adiuvato a due dosi sia in grado di prevenire un maggior numero di casi di Herpes zoster (HZ) e Nevralgia Post Erpetica (NPE) in tutte le fasce di età rispetto a una dose di vaccino vivo attenuato, e induca un'efficacia teorica e di campo più duratura nel tempo», si legge in una nota del Board del Calendario per la Vita.
«Come previsto dalle indicazioni sulla introduzione di nuovi vaccini contenuta nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2012-14, reiterate anche nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-19 tuttora in vigore, - continuano gli esperti - sarà necessario considerare gli esiti dei report di Health Technology Assessment (HTA) in corso, per valutare la definitiva preferibilità del vaccino ricombinante adiuvato anche in termini farmaco-economici e organizzativi per quanto riguarda l'utilizzo di popolazione in regime di offerta attiva e gratuità alla coorte dei sessantacinquenni».
Per chi si è vaccinato con il vaccino ZVL, le raccomandazioni prevedono la possibilità di somministrare RZV ai soggetti. Studi clinici di immunogenicità e sicurezza hanno valutato la somministrazione di RZV dopo 5 anni dalla dose di ZVL, intervalli più brevi non sono stati studiati.
«La raccomandazione di utilizzo immediato, in considerazione dell'aumentata incidenza di Herpes Zoster e delle sue complicanze nei soggetti immunocompromessi - riporta facendo eco al documento Paolo Bonanni, coordinatore scientifico del Board - prescinde da valutazioni economiche e organizzative in mancanza di alternative al vaccino ricombinante adiuvato in soggetti con immunodepressione congenita e/o acquisita. In presenza di tali condizioni cliniche, il vaccino ricombinante adiuvato deve essere utilizzato dai 18 anni di età e
fortemente promosso tra questi pazienti».
Lo ZVL, invece, è indicato per i soggetti con più di 50 anni: serve una sola dose e può essere somministrato in contemporanea con il vaccino influenzale inattivato con iniezioni separate e in siti diversi di iniezione.

17/11/2021 15:10:00 Andrea Sperelli


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