I depositi di calcio nelle coronarie o sui lembi delle valvole cardiache possono aumentare del 20% il rischio di incorrere in un infarto. A lanciare l'allarme sono gli esperti della Società italiana di Cardiologia invasiva nel corso del congresso EuroPCR 2022 di Parigi.
"La calcificazione delle coronarie e delle valvole cardiache è un riscontro comune all'aumentare dell'età ", spiega il presidente GISE Giovanni Esposito. "L'irrigidimento indotto dal calcio è molto pericoloso, perché pregiudica la corretta funzione di vasi e valvole; se, tuttavia, si verifica la presenza di calcificazioni coronariche ampie, queste oggi possono essere trattate in un numero sempre maggiore di pazienti con la litotrissia intravascolare, restituendo elasticità ai vasi e riducendo il rischio di infarti e insufficienza cardiaca".
La litotrissia intravascolare è una tecnica che utilizza le onde d'urto degli ultrasuoni per spezzettare gli accumuli di calcio. In Italia è stata approvata nel 2017 e si tratta in sostanza della trasposizione sui vasi arteriosi della stessa tecnica utilizzata per frantumare i calcoli renali.
"La pressione creata dalle onde d'urto non ha effetti sui tessuti ma spezzetta selettivamente il calcio, che resta fra due strati di tessuto fibroso", continua Esposito. L'effetto è la riduzione dell'arteria e la possibilità di inserire uno stent che mantiene aperto il vaso sanguigno.
Lo stesso intervento può essere eseguito anche in pazienti anziani che devono affrontare la sostituzione di una valvola cardiaca calcificata. "Se le arterie periferiche da cui si deve passare sono calcificate, il passaggio dell'ampio catetere con la valvola può diventare impossibile: la litotrissia può risolvere questi casi, eliminando la rigidità e gli ostacoli", conclude Esposito.
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